Adesso, come tutti i musei italiani è chiuso al pubblico ma in attesa di poterlo ammirare ricordiamo uno dei cicli più interessanti al mondo. E’ un opera unica nel suo genere e da ogni angolo del pianeta arrivano studiosi e turisti per ammirarlo all’interno del Convento di San Marco a Firenze. Parliamo del ciclo di affreschi dei Dormitori dei frati che si trovano al piano superiore del Convento al quale oggi vi si accede grazie alla scala seicentesca che porta direttamente davanti al celebre affresco dell’Annunciazione, uno dei tre affreschi che l’Angelico dipinse al di fuori delle celle, insieme al san Domenico in adorazione del Crocifisso e alla Madonna delle Ombre, davanti ai quali i frati recitavano la preghiera comune, come previsto dalla regola domenicana.
Sono quarantatré in tutto le celle affrescate dal Beato Angelico tra il 1438 e il 1443 realizzate insieme ad alcuni collaboratori come il giovane Benozzo Gozzoli e se appartiene al maestro il progetto complessivo della decorazione e buona parte degli affreschi, lo sono anche le sinopie di tutti gli affreschi. In ogni cella si trova un affresco che narra un episodio della Vita e Passione di Gesù, destinato alla contemplazione di colui che la ospitava, mentre le celle del Savonarola non sono affrescate perché in origine destinate a “vesteria”.
A sinistra dell’affresco dell’Annunciazione ha inizio il Corridoio dei Padri, il primo costruito da Michelozzo per accogliere i frati domenicani appena arrivati al convento. Nel 1437 erano già costruite le prime venti celle distribuite sui due lati del corridoio che poi furono affrescate dall’Angelico, mentre sul lato sinistro si trovano gli affreschi autografi, sul lato destro ci sono quelli da lui ideati e realizzati da collaboratori.
Qualche tempo dopo venne realizzato il Dormitorio dei Novizi, sette celle che si aprono sul lato interno verso il chiostro e tre ambienti situati in testa al corridoio, destinati a vesteria. Di dimensioni maggiori rispetto a quelle destinate ai Padri, le celle dei novizi erano più grandi, per abituarli a poco a poco alla riduzione dello spazio personale e tutte contengono un affresco con il medesimo soggetto, San Domenico in adorazione del Crocifisso. A cambiare è solo l’atteggiamento del santo inginocchiato, dall’implorazione alla autoflagellazione, una serie di varianti che corrispondono ai diversi modi di pregare e che furono indicati nella regola dal santo stesso.
Lo stile mostra le stesse caratteristiche di descrittività che inducono gli studiosi ad attribuire l’esecuzione degli affreschi a Benozzo Gozzoli pur con la sinopia del Beato Angelico. Nelle ultime due celle prima di salire nel Quartiere del Priore si trovano alcuni oggetti legati alla figura del Savonarola come lo Stendardo processionale attribuito al Maestro dell’Epifania di Fiesole, che reca dipinta da ambo i lati l’immagine del Crocifisso, la Cappa e un piccolo crocifisso devozionale in legno policromo che venne esposto agli Uffizi in occasione della rassegna dedicata alla scultura in legno dipinta del ‘400 alcuni anni fa.