“Usar in ogni cosa una certa sprezzatura, che nasconda l’arte e dimostri ciò, che si fa e si dice, venir fatto senza fatica e quasi senza pensarvi..Da questo credo io che derivi assai la grazia: perché delle cose rare e ben fatte ognun sa la difficoltà…” così Baldassarre Castiglione ne Il Cortegiano spiegava la “sprezzatura”, ovvero la disinvoltura dell’uomo di corte nell’affrontare le difficoltà, un concetto molto in voga nel Cinquecento e che accompagna la mostra che si apre domani al Museo Marino Marini “ Studi di scomposizione manierista”, la prima personale in uno spazio museale italiano di Pablo Bronstein a cura di Alberto Salvadori e Leonardo Bigazzi.
Nato nel 1977 a Buenos Aires, Pablo Bronstein che vive e lavora a Londra, sue opere sono state esposte nei più importanti musei del mondo, con questo progetto studiato appositamente per il museo fiorentino porta avanti il suo lavoro sulla rielaborazione di stilemi e concetti decorativi dell’architettura e del teatro europeo dal Rinascimento fino ai nostri giorni. Disegni, installazioni e performance formano un tutt’uno concettuale e vanno a formare una sorta di metastoria dell’architettura. Il Tempietto del Santo Sepolcro di Leon Battista Alberti che dal 2013 fa parte del percorso museale è il modello su cui l’artista, attraverso i suoi interventi, sia che si tratti di rendering 3D che di raffinati disegni, ha operato una personale decostruzione, dando vita a strutture ibride e anacronistiche.
Nella cripta del Museo Marino Marini sono stati collocati i due modellini del Sepolcro Rucellai con leggere correzioni manieriste I-IV con nicchie, colonne, aggiunte decorative, modifiche all’originale che diventano più evidenti nelle due strutture più grandi Il Sepolcro Rucellai come base per una costruzione manierista su larga scala I-II, per confluire nel grande disegno nella parete centrale del “Monumento funerario del XVII secolo con incorporati resti di un sepolcro rinascimentale” in cui Bronstein immagina un grande monumento in stile barocco che incorpora il Tempietto, rappresentazione idealizzata dell’opera albertiana. LA mostra prosegue con una raffinata selezione di disegni, provenienti da collezioni private, che vanno dal 2007 al 2014 e i due video “Origin of sprezzatura” del 2010 e “Sepulchre with Dancer” del 2012 in cui la figura umana di un ballerino interpreta l’immobilità di un monumento funebre, posta proprio nella parte museale dell’antica chiesa di San Pancrazio usata per le sepolture.