“Il 28 Agosto del 1913, quando il “Principe dei Poeti”, Paul Fort, si presentò all’ingresso del Comune del 14esimo arrondissement, dove sua figlia aveva appena sposato Gino Severini, definì la loro unione come il matrimonio tra la Francia e l’Italia – racconta Mannocci -. Avrebbe potuto definirlo anche “un matrimonio degli dei” data la cospicua presenza di poeti e pittori di grande talento. Gli dei dell’avanguardia del primo Novecento: Filippo Tommaso Marinetti, Guillaume Apollinaire, Stuart Merrill, Alfred Vallette, Max Jacob, André Salmon, Rachilde, Francis Carco, Fernand Léger, Jean Metzinger, Albert Gleizes, Valentine de Saint-Point. Intorno a questi, anche se non fisicamente presenti alle nozze, se ne muovevano altri con cui quotidianamente interagivano: Ardengo Soffici, Giovanni Papini, Aldo Palazzeschi, Carlo Carrà, Amedeo Modigliani, Pablo Picasso, Henri Matisse, Georges Braque, e l’elenco potrebbe continuare”.
E’ ispirata infatti al matrimonio tra Gino Severini e Jeanne Fort la mostra di Lino Mannocci al Museo Novecento per il ciclo Campo Aperto dal tittolo “Un Matrimonio futurista” a cura di Sergio Risaliti, direttore artistico del museo fiorentino che si inaugura oggi fino al 16 settembre
Le opere di Lino Mannocci esposte al primo e secondo piano del Museo Novecento fanno da ideale proseguimento alla mostra Solo. Gino Severini, la monografica dedicata al pittore toscano tuttora in corso al Museo (fino al 10 ottobre). Mannocci presenta una trentina di lavori tra cartoline ricavate da fotografie d’epoca, marmi che evocano le lapidi-bassorilievi dei primi anni del Dopoguerra e dipinti ispirati alle cartoline rielaborate. Un video e un’installazione completano l’excursus che Mannocci dedica al matrimonio di Gino Severini e Jeanne Fort e alla presenza quel giorno del meglio delle avanguardie parigine.
“L’idea di partire da questo matrimonio, per una serie di dipinti e riflessioni su quel mondo – continua l’artista – nacque durante la lettura dell’autobiografia di Gino Severini, “La vita di un pittore”, pubblicata nel 1946, da cui speravo di trarre qualche spunto interessante per la mostra di cartoline ad olio che stavo ultimando per la Estorick Collection di Londra. Approfondendo i commenti di Severini, poco alla volta è emerso un disegno chiaro e ovvio sulla forma da dare a questo mio progetto di immagini e parole in cui ho inseguito alcuni dei grandi protagonisti del primo Novecento: usare la sua autobiografia, e in particolare il racconto del suo matrimonio con Jeanne Paul Fort, la giovane sposa sedicenne, come punto di partenza per le mie ‘peregrinazioni’. Gino Severini è divenuto quindi mio compagno di viaggio. Un compagno affabile, aperto alle opinioni degli altri e alle complessità della vita. Ho così iniziato a mettere insieme e a ‘manipolare’ nuove cartoline ricavate dalle fotografie e dai documenti relativi ai protagonisti di questa stagione. Ho poi dipinto una serie di quadri partendo dalle cartoline elaborate. Infine ho realizzato alcuni lavori su marmo che vorrebbero evocare le lapidi-bassorilievi degli anni del dopoguerra”.
“È sempre più comprensibile l’ingegneria culturale del Museo Novecento, la cui missione principale è di triplice natura: valorizzazione della collezione, aggiornamento per rimediare a molte lacune, mediazione culturale – spiega Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo e curatore della mostra -. Partiti dalla presenza di un’opera di Severini in collezione, siamo riusciti a costruire una mostra di spessore dedicata a due episodi della carriera dell’artista di Cortona, l’attività per il collezionista Rosenberg a Parigi e gli affreschi a Montegufoni, maniero dei Sitwell. Lino Mannocci, curatore di questa mostra, è un artista di spicco, già protagonista del movimento della Metacosa, fondato negli anni Settanta assieme a Giorgio Tonetti, Giuseppe Bartolini e Gianfranco Ferroni e altri, che ha però la passione della ricerca letteraria e storico artistica come dimostrato dalla sua ultima fatica letteraria, Scene da un matrimonio futurista (2019 Affinità Elettive), all’origine di questa sua mostra personale”.
Lino Mannocci nasce a Viareggio nel 1945. Nel 1968 si trasferisce a Londra. Dal 1971 al 1976 studia al Camberwell College of Arts e alla Slade University. Dal 1976 inizia a trascorrere parte dell’anno a Montigiano, un paesino situato tra Lucca e Viareggio. Nei primi anni ottanta partecipa come cofondatore a tutte le mostre del gruppo la Metacosa. Nel 1984 la prima mostra in un museo, Hack Museum a Ludwighafen, in Germania. Seguono negli anni novanta numerose mostre a San Francisco, New York, Londra, Bergamo e Firenze. Nel 2004 è presente allo Spazio Oberdan di Milano nella mostra curata da Philippe Daverio Fenomenologia della Metacosa – 7 artisti nel 1979 a Milano e 25 anni dopo. Nel 2005 espone con la personale Let there be smoke al Museo Hendrik Christian Andersen di Roma. Nel 2006 a Delhi e Mumbai in India. Nel 2007 cura la mostra e il catalogo Gli amici pittori di Londra alla Galleria Ceribelli di Bergamo, un omaggio alla pittura e all’amicizia. Nel 2010 in occasione della sua mostra di monotipi al Museo Fitzwilliam di Cambridge Clouds and Myths, cura una mostra di opere sull’Annunciazione: The Angel and the Virgin, A brief History of the Annunciation. Nel 2012 espone presso le Cartiere Vannucci a Milano. A ottobre, dello stesso anno, espone a New York alla Jill Newhouse Gallery, mentre al 2014 risale la mostra E l’angelo partì da lei presso la Galleria San Fedele di Milano. Nel 2015 inaugura una personale presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Palazzo Pitti di Firenze e nello stesso anno espone un gruppo di cartoline con interventi manuali relative ai principali esponenti del Futurismo alla Estorick Collection di Londra. Opere di Lino Mannocci sono presenti, tra le altre, al British Museum in London, all’Altonaer Museum di Amburgo, W. Hack Museum di Ludwigshafen, Musée Jenisch di Vevey, Mead Art Museum di Amherst e al Fitzwilliam Museum di Cambridge.