Le mostre degli Uffizi nel 2019 spaziano nei secoli e si aprono alla città e al mondo: il cinquecentenario della nascita di Cosimo I, nel 1519, celebra la figura del primo Granduca (colui che fece costruire gli Uffizi) con un ‘trittico’ di rassegne (sui Lanzichenecchi; sugli arazzi con storie del governo del Granduca; sulla prima scultura da lui commissionata per il giardino di Boboli, appena restaurata). Rimanendo nel ‘500, l’anno si chiuderà con l’esposizione dedicata alla figura di un grande intellettuale e intrigante del ‘500, Pietro Aretino, autore dei ‘Sonetti licenziosi’. A marzo si celebrano le donne – contadine, operaie, imprenditrici, artiste, scrittrici e altro – raccontate nella mostra “Lessico femminile” attraverso opere che rivelano il loro ruolo nella società, dall’Ottocento al Novecento; e contemporaneamente la “personale” di Kiki Smith, una figura di primo piano dell’arte e della cultura femminista di oggi. La scultura: si va dalla grande stagione tardo barocca della scultura in bronzo, a quella dei maggiori nomi contemporanei in campo internazionale, Tony Cragg a Boboli e Anthony Gormley agli Uffizi, con molte opere inedite o create per l’occasione.
Si inizia l’8 gennaio con Animalia Fashion, un’incursione nel rapporto tra la moda dell’ultimo decennio e gli animali, tema allo stesso tempo divertente ma anche impegnato, in un momento in cui i cambi climatici e un calo d’interesse delle superpotenze per i problemi dell’ambiente mettono molte specie in pericolo. Con il carnevale 2019 si aprirà la mostra sulle feste e i carnevali barocchi, un’occasione per ammirare, in contesto, il grande dipinto di Johann Paul Schor – recentissimo, sensazionale acquisto degli Uffizi – raffigurante la festa organizzata dal Principe Borghese a Roma nel 1664. I tessili ebraici sacri e profani, antichi e moderni, intesi non solo come moda e design ma come veicolo di cultura oltre che di bellezza, saranno l’oggetto a giugno di una grande rassegna sotto le volte dell’Aula Magliabechiana. E sempre in estate, nella splendida Limonaia del Giardino di Boboli, si aprirà una mostra sulla colonna Traiana: archeologia e ingegneria si daranno la mano a illustrare uno dei grandi monumenti dell’antichità. Boboli, grande polmone verde cittadino, accoglierà nella sua frescura tutti coloro che vorranno svagarsi ma anche imparare. E ad agosto una mostra dal titolo suggestivo, “i cieli in una stanza”, sui soffitti lignei del Rinascimento, ricorderà a un anno di distanza il crollo di quello di San Giuseppe dei Falegnami a Roma, unendo l’indagine scientifica all’attenzione verso i più scottanti problemi della tutela.
L’arte interpreta la storia, l’ambiente, ma sollecita altresì la nostra consapevolezza e il nostro impegno verso l’attualità: è in questa ottica che va considerato il piano degli Uffizi per il 2019. Poiché nel 1519 nasceva il Granduca Cosimo, e la sua milizia personale, i Lanzichenecchi, ha dato il nome a uno dei monumenti più importanti di Firenze – la Loggia dei Lanzi – è giusto riflettere sul ruolo che il sovrano e i suoi soldati hanno avuto nella cultura e nella memoria dei fiorentini. Ed inserire nella rassegna alcuni dei maggiori artisti di oggi, Kiki Smith, Anthony Gormley e Tony Cragg, offre l’opportunità di rinfrescare l’immagine un po’ oleografica, cristallizzata, di “culla del Rinascimento” per cui Firenze è nota nel mondo. “È nostro dovere celebrare le radici storiche e artistiche della città, metterne in evidenza i tesori” – commenta il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt – “ma non bisogna rimanere aggrappati all’idea ottocentesca del Rinascimento, dimenticando che nel Quattrocento e nel Cinquecento l’arte era rivoluzionaria e anche ‘giovane’, che il Masaccio dipinge la Cappella Brancacci quando aveva 25 anni, Raffaello arriva a Firenze a 21, e Michelangelo finisce di scolpire il David che non ne aveva ancora 30. Tutti gli artisti del Rinascimento erano sperimentali, ma si ispiravano all’antico e lo rispettavano. A ben vedere lo stesso avviene per quelli viventi tutt’oggi, e non solo per quanto riguarda gli aspetti squisitamente stilistici, ma anche per l’arditezza delle sperimentazioni tecniche: per questo motivo la mostra sulla Colonna Traiana, che si aprirà a giugno nella Limonaia del Giardino di Boboli, sarà un’occasione di apprendimento oltre che celebrativa. Tradizione e innovazione devono andare a braccetto, bisogna aprirsi al nuovo, e il programma che gli Uffizi propongono per l’anno prossimo, si dirige a tutti: dal bambino allo scienziato, fino allo storico dell’arte dal palato più sofisticato”.
Animalia Fashion
a cura di Patricia Lurati
Palazzo Pitti, Museo della Moda e del Costume
8 gennaio – 5 maggio 2019
La Moda (e non solo l’Arte) come “scimmia della Natura”. La Moda come favoloso teatro e scoperta delle meraviglie del mondo animale, che per gli stilisti diventa fonte di ispirazione, o che crea accostamenti inaspettati nell’immaginazione dell’osservatore. La Moda, dunque, intesa anche come espressione artistica del nostro stupore per le bellezze dell’universo.
Nella mostra, concepita come un fantastico, iperbolico museo di storia naturale, abiti, accessori e gioielli diventano un’esperienza, un viaggio nella storia della scienza zoologica, ma soprattutto una scoperta di forme e colori che volta a volta evocano insetti, pesci, uccelli, conchiglie, animali comuni e rari. Lo stile contemporaneo – vengono esposti esempi dal 2000 al 2018 – esprime il suo straordinario potere creativo grazie anche ad abbinamenti inaspettati, nelle sale del Museo, con veri animali impagliati, con farfalle e altri insetti custoditi in teche, ma anche con disegni tratti da antichi bestiari e pagine da tacuina sanitatis medievali.
Kiki Smith. What I saw on the road
a cura di Eike Schmidt e Renata Pintus
Palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna, Andito degli Angiolini
14 febbraio – 2 giugno 2019
What I Saw on the road è la personale che le Gallerie degli Uffizi dedicano a Kiki Smith (Norimberga, 1954), una delle protagoniste dell’arte contemporanea, femminista militante, presente con la sua opera nelle più prestigiose istituzioni internazionali (dal MoMA di New York al Museum of Modern Art di San Francisco, dalla Haus Esters Museum di Krefeld alla Fundació Joan Miró di Barcelona) e vincitrice per acclamazione della 51ª Biennale di Venezia del 2005 con l’ installazione Homespun Tales.
Kiki Smith coniuga le tecniche tradizionali (la fusione, la terracotta, l’arazzo, l’incisione) con la più sofisticata tecnologia digitale, e i suoi temi attingono alle fonti visive del Medioevo cristiano, della protoscienza sette-ottocentesca e di certo surrealismo, con risultati capaci di rappresentare ancora le ossessioni, le lacerazioni, le contraddizioni dell’umanità di oggi.
Tematica centrale e pressoché esclusiva del suo discorso è stata fino a tutti gli anni ’90 la corporeità, e in particolare il corpo femminile in tutta la sua fragilità ma anche eroicamente capace di riscatto e ribellione. Più di recente la riflessione dell’artista si è allargata a considerare l’intero rapporto tra uomo, natura e cosmo: le immagini che ne sorgono hanno assunto i toni di una grazia pacificatrice che può essere una soluzione, un antidoto in tempi di odio e brutalità. Tutto questo si avverte nell’afflato quasi animistico di alcuni dei 12 arazzi jaquard nella mostra, ai quali – nelle sei sale del percorso espositivo – si affiancherà anche una selezione di sculture.
Il Carro d’oro di Johann Paul Schor.
L’effimero splendore dei carnevali barocchi
cura di Alessandra Griffo e Maria Matilde Simari
Palazzo Pitti, Galleria Palatina, Sala delle Nicchie
20 febbraio – 5 maggio 2019
In età barocca la festa era fantasia e magnificenza: enormi carri trionfali, maschere e allegorie, scenografie strepitose, sorprese a non finire. Tutto questo si incontra nella mostra, che ha come punto focale l’immagine della sfarzosa mascherata del principe Giovanni Battista Borghese per il carnevale romano del 1664. Il favoloso evento fu immortalato da Giovanni Paolo Schor, collaboratore di Pietro da Cortona e Gian Lorenzo Bernini, in un grande dipinto acquistato nel 2017 dalle Gallerie degli Uffizi per il futuro Museo delle Carrozze a Palazzo Pitti. L’opera verrà esposta insieme alla spettacolare Giostra dei Caroselli di Filippo Gagliardi e Filippo Lauri, eccezionalmente prestata dal Museo di Roma a Palazzo Braschi. In una suggestiva ambientazione notturna, alla luce di centinaia di fiaccole, il favoloso evento allestito in onore dell’ingresso trionfale nell’Urbe della regina Cristina di Svezia, fu animato da carri trionfali e personaggi mascherati, con pennacchi come esplosioni colorate. In mostra saranno esposti anche disegni, oggetti e incisioni (inclusa una selezione dei Balli di Sfessania di Jacques Callot), per rivivere la magia, gli effimeri strepitosi, le esagerazioni e i costumi dei carnevali e delle feste nel Seicento.
Antony Gormley. Essere
a cura di Eike Schmidt e Max Seidel
Gli Uffizi, Aula Magliabechiana
26 febbraio – 26 maggio 2019
La nuova, ampia sala espositiva Magliabechiana riunirà dodici opere di Antony Gormley, realizzate in diversi materiali e dimensioni, che esplorano il corpo nello spazio e il corpo come spazio. Altre due sculture saranno collocate negli ambienti della collezione storica, mentre una terza sarà installata sulla terrazza degli Uffizi, sopra la Loggia dei Lanzi. Molti di questi lavori sono stati realizzati per l’occasione, e sono frutto di un lungo processo creativo: tra essi Veer II (2018), un’evocazione tridimensionale in ghisa di un sistema nervoso al centro del corpo, a grandezza naturale, e Breathe (2018), un’opera espansiva di grandi dimensioni ricoperta di piombo, che applica i principi cosmici del Big Bang alla singolarità di un corpo soggettivo.
Si è infine voluto cercare un ulteriore rapporto con la collezione storica degli Uffizi attraverso una sala dedicata al dialogo tra l’Ermafrodito dormiente, copia romana di età imperiale da un originale ellenistico del II secolo a.C. poggiante su un basamento, e il blocco Settlement (2005) che abbraccia invece il pavimento.
Lessico femminile.
Le donne tra impegno e talento 1861-1926
a cura di Simonella Condemi
Palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna, Sala del Fiorino
7 marzo – 26 maggio 2019
L’arco temporale considerato per la mostra prende avvio dall’ Unità Nazionale, che coincide con l’ iscrizione di alcune lavoratrici alla Fratellanza Artigiana (1861), e si conclude con il 1926, quando venne assegnato il Premio Nobel a Grazia Deledda: prima donna italiana a ricevere l’onorificenza, la scrittrice divenne un simbolo e un riscatto per le sue connazionali. Le opere esposte documentano la varietà dei talenti che hanno reso le donne interpreti della storia e del sapere, in settori diversi che vanno da quello più umile del lavoro dei campi fino a quello artistico-artigianale, letterario oppure scientifico. Ne emerge un caleidoscopio interessante, suggestivo e ancora poco conosciuto che cerca di delineare l’ importanza dell’impegno femminile nei vari ambiti del lavoro, dove l’inserimento delle donne sarà sempre più incisivo grazie alla passione delle protagoniste, che pur non rinunciando al loro ruolo familiare trovano uno spazio personale per realizzarsi. Un discorso artistico, dunque, ma anche di riflessione storica, che verrà integrato da un itinerario di approfondimento nel percorso della Galleria d’Arte Moderna. Nelle sale, infatti, le opere collegate a questa tematica saranno messe in evidenza con alcuni focus oppure segnalate in modo da essere individuate dal visitatore.
Tony Cragg
a cura di Eike Schmidt e Jon Wood
Giardino di Boboli
7 maggio – 13 ottobre 2019
Continua la serie di mostre di scultura contemporanea al Giardino di Boboli, stavolta con uno dei massimi nomi in campo internazionale, Tony Cragg (Liverpool, 1949). Il cuore del suo lavoro si ispira ai fenomeni generativi della materia, con risultati di un virtuosismo quasi tardo barocco, dalla forte componente tattile. L’artista ne emerge come una delle figure più aperte alla sperimentazione delle possibilità tecniche e formali delle arti plastiche. Dal 1977 vive e lavora in Germania, a Wuppertal, dove ha anche fondato il Waldfrieden Sculpture Park, un rinomato centro di scultura contemporanea in dialogo con la natura. Il Giardino di Boboli diventa pertanto una tappa fondamentale di questo impegno creativo che indaga il rapporto dell’opera d’arte con lo spazio pubblico, tema che ha catalizzato l’attenzione dell’artista negli ultimi anni (cinque sue sculture monumentali sono installate lungo la Park Avenue di New York come parte del NYC Parks Art in the Parks Program). E con il Giardino, il paesaggio e l’elemento naturale:
infatti se da una parte elementi del Minimalismo, ricordi del dinamismo futurista, estetica della macchina sono alcuni dei più evidenti riferimenti dell’artista, dall’altra il risultato è intensamente organico, un inno alla materia-Natura e alla sua inesausta forza vitale.
Omaggio a Cosimo I
Per celebrare i cinquecento anni dalla nascita di Cosimo I de’ Medici, il primo Granduca di Firenze, è stato ideato un trittico di iniziative in luoghi simbolo delle Gallerie degli Uffizi
Omaggio a Cosimo I
I cento Lanzi del Principe
a cura di Maurizio Arfaioli, Alessio Assonitis, Pasquale Focarile
Gli Uffizi, Sale di Levante
6 giugno – 29 settembre
La storica guardia medicea, i Lanzi, sono l’oggetto della mostra che gli Uffizi organizzano in collaborazione con il Medici Archive Project. Si tratta di una ricostruzione della vicenda plurisecolare di questa milizia, in un percorso espositivo che parte dalle origini, con Cosimo I, e arriva fino all’estinzione dei Medici nel Settecento. Una rassegna di dipinti, incisioni, disegni, armi, armature, addirittura suoni, racconteranno la storia dei Lanzi sotto vari aspetti – sociali, culturali, militari – e il loro impatto sulla vita cittadina. Il compito principale della guardia fu difendere la persona del sovrano e i suoi più stretti congiunti, pertanto le figure dei Lanzi sono presenze immancabili nelle raffigurazioni degli eventi legati al sovrano, ed anzi segnalano la presenza della corte nello spazio figurato, attraverso la loro arma iconica: l’alabarda. Grazie all’abbondanza di opere e documenti figurativi a disposizione, in mostra viene raccontata e rievocata la vita di un corpo soldatesco che ha inciso perfino sulla denominazione di uno dei monumenti più importanti di Firenze, La Loggia dei Lanzi in Piazza Signoria.
Omaggio a Cosimo I
Una biografia tessuta.
Gli arazzi in onore di Cosimo I
a cura di Alessandra Griffo e Lucia Meoni
Palazzo Pitti, Sala Bianca e Sala delle Nicchie
6 giugno – 29 settembre 2019
I momenti salienti del governo del primo Granduca Medici sono raccontati nella serie di otto arazzi, prodotti in due serie nell’arazzeria medicea sotto la direzione di Pietro Févère, capo arazziere della manifattura granducale. Le Storie di Cosimo I partono dalla sua salita al potere nel 1537, e continuano con il rinnovamento di Pisa; la conquista di Siena; l’ampliamento di Palazzo Vecchio e la costruzione degli Uffizi; il viaggio a Roma nell’ottobre 1560 per trattare con Papa Pio IV anche del titolo di granduca che riceverà nel 1569; la fondazione dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano; l’aiuto in denaro portato al re di Francia Carlo IX, figlio di Caterina de’ Medici, per combattere gli eretici; il conferimento della corona di Toscana a Giovanna d’Austria quando diventa sposa dell’erede di Cosimo I, il futuro granduca Francesco I, rinsaldando l’alleanza politica tra i Medici e gli Asburgo. La scelta degli episodi si deve probabilmente al letterato Francesco Rondinelli, autore anche del programma iconografico per le decorazioni di Pietro da Cortona e Ciro Ferri nelle sale dei Pianeti al piano nobile di Palazzo Pitti. La serie di arazzi, vera e propria “biografia tessuta”, era destinata alla Sala di Saturno, cuore del potere del sovrano, consacrata alle Udienze Segrete del granduca Ferdinando II, che con questa commissione legittimava e nobilitava il proprio governo, rendendo omaggio al suo predecessore.
Omaggio a Cosimo I
Il villano e la sua botticella.
Divertimenti nel nuovo giardino
a cura di Alessandra Griffo
Palazzo Pitti, Sala delle Nicchie
6 giugno – 29 settembre 2019
Acquistato dalla consorte di Cosimo, Eleonora di Toledo, nel 1550, Palazzo Pitti divenne nel tempo la nuova residenza dei granduchi, da subito dotata di un ampio giardino, impostosi presto come modello da imitare per le regge di tutta Europa. Probabilmente la prima scultura realizzata per Boboli fu il Villano con la Botticella, scolpita entro il 1557 da Giovanni di Paolo Fancelli su disegno del maestro Baccio Bandinelli, e capostipite di una fortunata tradizione di statue di soggetto popolare che tutt’ora animano i percorsi all’aperto nel verde. Il restauro completato di recente vuole rendere omaggio alla coppia ducale e offrire una spunto di visita a questi luoghi cosimiani.
MOSTRA SORPRESA IN OCCASIONE DI PITTI UOMO
TITOLO, SOGGETTO E CURATELA VERRANNO ANNUNCIATI CON UNA CONFERENZA STAMPA DEDICATA NELLA PRIMAVERA 2019
Palazzo Pitti, Museo della Moda e del Costume
11 giugno – 29 settembre 2019
Costruire un capolavoro: la Colonna Traiana
a cura di Giovanni De Pasquale e Fabrizio Paolucci
Giardino di Boboli, Limonaia
18 giugno – 6 ottobre 2019
Concepita per celebrare le vittorie militari in Dacia dell’imperatore Traiano, la Colonna è anche un monumento alla sapienza tecnologica e costruttiva del mondo romano. L’esposizione permetterà di ripercorrere il viaggio dei colossali blocchi marmorei che compongono l’opera: dalle cave di Luni, a 800 metri di altitudine, furono trasportati fino al Portus Romae percorrendo 200 miglia marine, e poi fino alla capitale risalendo il Tevere. L’innalzamento del monumento dovette fare i conti con notevoli pesi: dalle 20-30 tonnellate per ognuno dei diciassette rocchi, fino alle circa 40 circa del capitello sommitale. La Colonna fu inaugurata il 12 maggio del 113 d.C. all’interno del Foro di Traiano, e la grande fortuna di cui godette ispirò artisti e architetti fino al XIX secolo. In mostra saranno presenti decine di opere provenienti dai principali musei archeologici italiani, oltre a modelli in scala e a grandezza naturale realizzati appositamente, che illustreranno le complesse procedure del trasporto dei blocchi e le diverse fasi del cantiere della colonna.
Tutti i colori dell’Italia ebraica
Tessuti preziosi e stoffe dall’antica Gerusalemme al prêt-à-porter moderno
a cura di Dora Liscia Bemporad e Olga Melasecchi
Gli Uffizi, Aula Magliabechiana
27 giugno – 27 ottobre 2019
La mostra si divide in diversi capitoli che affrontano i vari aspetti del rapporto tra il mondo ebraico e i tessuti, sia per uso religioso che profano fino alla moda e all’imprenditoria del Novecento. Il concetto che la guida ha un respiro sociale e culturale vastissimo, in cui l’arte e la storia sono simbolicamente e concretamente intrecciate nelle trame dei manufatti. Questo trionfo di stoffe sarà esposto in un percorso articolato in otto sezioni, che partono dai tempi del sommo sacerdote Aronne, e arrivano fino alla moda del Novecento e dell’imprenditoria tessile moderna, passando da temi quali il ruolo della scrittura come motivo decorativo, l’utilizzo dei tessuti per gli addobbi delle sinagoghe, il ricamo come lavoro segreto e il ruolo della donna. E poi il tessuto come forma di affermazione sociale degli strati più abbienti delle comunità ebraiche, che non esitarono ad apporre stemmi negli arredi per le sinagoghe, i legami commerciali e familiari con i paesi del Mediterraneo, e le conseguenti contaminazioni nello stile dei manufatti. Di grande interesse anche la sezione dedicata all’emancipazione degli ebrei nell’Ottocento, e al loro ruolo sia di artisti, che di collezionisti eccelsi di tessuti, responsabili in ultima analisi del fiorire degli studi in quel campo fino allora trascurato.
I Cieli in una stanza.
Soffitti lignei a Firenze e a Roma nel Rinascimento
a cura di Claudia Conforti, Maria Grazia D’Amelio, Francesca Funis, Lorenzo Grieco
Gli Uffizi, Sala Detti e Sala del Camino
30 agosto – 1 dicembre 2019
La mostra illustra i soffitti lignei a cassettoni, chiamati “cieli” nel Rinascimento. Elementi costruttivi e ornamentali dello spazio interno, i soffitti sono un compendio di tecnica, di arte e di rappresentazione simbolica, che attualizza la cultura antica, nella rifondazione che tra Quattro e Cinquecento interessa chiese e palazzi a Firenze e a Roma. Saranno esposti disegni in gran parte provenienti dalla raccolta degli Uffizi, che illustrano prototipi antichi, dalla Domus Aurea al tempio di Bacco a Roma; progetti dei Sangallo, di Vasari e bottega, di Michelangelo, di Zucchi, di Maderno e altri; le monumentali capriate portanti. Arricchiranno la mostra dipinti, incisioni, modelli e autentici lacunari rinascimentali. Dispositivi interattivi mostreranno soffitti lignei di Roma e Firenze, scelti tra i più belli e importanti.
Plasmato dal fuoco.
La scultura in bronzo nella Firenze degli ultimi Medici
a cura di Eike D. Schmidt, Sandro Bellesi e Riccardo Gennaioli
Palazzo Pitti, Tesoro dei Granduchi
18 settembre 2019 – 12 gennaio 2020
Attraverso una scelta mirata di opere, la mostra intende offrire un quadro completo dell’arte della scultura in bronzo nel capoluogo toscano soprattutto al tempo degli ultimi granduchi di casa Medici. Partendo da una selezione di opere significative del Giambologna, della sua scuola e dei maestri più importanti nella lavorazione metallica del primo Seicento, la scelta delle opere si concentra sulle commissioni nate, essenzialmente, per diretto impulso della corte fiorentina o comunque ad essa legate. Particolare risalto sarà dato alle figure di Giovan Battista Foggini e Massimiliano Soldani Benzi, protagonisti di un profondo rinnovamento della scultura toscana, diventata a tutti gli effetti una delle scuole scultoree europee più rinomate del tempo. Da loro partirà la rinascita della scultura in bronzo a Firenze tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, cui tutta l’Europa guarderà, grazie alle strepitose creazioni di artefici fiorentini come Giuseppe Piamontini, Giovacchino Fortini, Antonio Montauti, Agostino Cornacchini, Lorenzo Merlini, Girolamo Tacciati, Giovan Camillo Cateni e Pietro Cipriani.
Pietro Aretino e l’arte del Rinascimento
a cura di Anna Bisceglia, Matteo Ceriana e Paolo Procaccioli
Gli Uffizi, Aula Magliabechiana
26 novembre 2019- 1 marzo 2020
Un centinaio tra dipinti, sculture, oggetti di arte applicata, arazzi, miniature e libri a stampa, ricostruiscono il mondo di un grande intellettuale del Cinquecento, Pietro Aretino (1492-1556). Il suo ritratto alla Galleria Palatina è uno dei capolavori di Tiziano, noto per le effigi di Papi e Imperatori, nientemeno. Pietro Aretino visse, e alimentò con i suoi scritti, un momento fondamentale per la storia e per l’arte italiana: quello che vide l’affermazione di Michelangelo e Raffaello a Roma e la diffusione in tutta Europa della cultura maturata nei primi tre decenni del Cinquecento nello sfarzo della corte di Giulio II, Leone X e Clemente VII. Aretino visse, in una parola, nel pieno della “Maniera Moderna”, secondo la definizione di Giorgio Vasari nelle sue Vite degli artisti, pubblicate nel 1550 e nel 1568. La mostra è scandita in cinque sezioni che illustrano i principali momenti della vicenda di Pietro, e l’avvicendarsi di scenari che vanno dagli esordi tra Arezzo e Perugia, all’approdo alla corte pontificia Roma, fino al trasferimento nel nord Italia, a Mantova prima e infine a Venezia.