Quella di Firenze è una delle collezioni più importanti al mondo, ben 950 pezzi e in questi giorni i visitatori di Palazzo Pitti resteranno esterrefatti davanti agli arazzi monumentali esposti in Sala Bianca che ben rappresentano le tre manifatture, quella fiamminga di Bruxelles, quella fiorentina e la francese di Gobelins. Inaugurata alla presenza del direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, della curatrice Lucia Meoni, e della coordinatrice Alessandra Griffo la mostra ‘ Tre arazzi per il futuro museo’ è una mostra che, in attesa dell’apertura del Museo degli Arazzi, nel braccio di Bacco, ha lo scopo di stimolare e richiamare l’attenzione su un patrimonio immenso che univa là monumentalità decorativa con il pregio di una tecnica preziosa e fragile. “Pezzi monumentali che hanno bisogno di molto spazio – ha detto Alessandra Griffo – il nuovo museo avrà una parte temporanea con opere esposte a rotazione e una parte permanente”.
Una mostra collegata all’ Appartamento degli Arazzi o del Papa, in quanto l’attesa enti fu allestito nel 1854 in occasione della visita di Pio IX e tale è rimasto sino ad oggi, dove alle pareti sono esposti pezzi importanti della collezione e che a maggio, in via straordinaria, sarà parzialmente aperta al pubblico. Per le venti stanze della Villa di Poggio a Caiano, Cosimo I aveva fatto realizzare 28 arazzi dedicati al tema della caccia, ne sono rimasti 16 di cui 9 a Firenze. Di questa serie è’ in mostra la Caccia al cinghiale con l’archibugio. L’intera serie venne tessuta dal 1566 al 1577 dagli arazzieri fiorentini Giovanni Sconditi e Benedetto Squilli su cartoni di Giovanni Stradano. Per i soggetti si attinse al Livre de Chasse di Gaston Phebus, manoscritto nel 1387 e stampato a Parigi nel 1507 e al trattato di Domenico Boccamazza dedicato alle cacce con tele e reti. La scena centrale è dedicata al caricamento dell’arma mentre la preda si intravede in lontananza e la testa è raffigurata nelle sontuose bordure.
Fu Cosimo I de’ Medici ad acquistare nel 1551 dai mercanti di Anversa Van der Walle un arazzo fiammingo che raffigura Adamo ed Eva rimproverati da Dio dopo il peccato, faceva parte della serie dedicata alle Storie della Creazione, composto da 7 esemplari, uno dei quali in Sala Bianca. Gli autori della tessitura erano i più importanti del periodo a Bruxelles mentre l’autore dei disegni Pieter Coecke Van Aelst apparteneva alla generazione dei pittori fiamminghi influenzati dal rinascimento italiano; l’impianto riprende la volta delle Logge Vaticane affrescate da Raffaello nel 1519. Fu invece dono del Re Sole nel 1669 a Cosimo III in visita a Parigi , il maestoso Gobelins dedicato all’ Aqua e che faceva parte della serie dei Quattro Elementi. Fu questa serie ad inaugurare la manifattura reale creata da Colbert nel 1662 con la direzione di Le Brum. Il complesso progetto allegorico fu ideato dalla Petite Academie, alle scene mitologiche centrali fanno da contorno nelle bordure le conquiste politiche e militari e le virtù di Luigi XIV ma anche le sue aspirazioni per mare. In alto le armi della corona francese strette tra due delfini guizzanti a suggello della reale appartenenza. La mostra aperta fino al 21 maggio seguirà l’apertura della Galleria Palatina, tutti i giorni escluso il lunedì, dalle 8,15 alle 18,45.