Era qui che in origine era conservato, prima di arrivare alla Biblioteca Ambrosiana, il celebre manoscritto appartenuto a Francesco Petrarca che riuniva le tre opere principali di Virgilio accompagnate dal commento antico di Servio, insieme ad altri autori classici e su cui Petrarca continuò a studiare per tutta la vita, aggiungendo delle postille a mano con datazioni diverse e il cui frontespizio era riccamente decorato da una miniatura straordinaria realizzata da Simone Martini.
La Biblioteca dei Visconti e degli Sforza è tornata a rivivere nel Castello di Pavia grazie a un progetto di ricostruzione e allestimento multimediale di quella che doveva essere una delle più ricche biblioteche esistenti nel secoli XIV- XV attraverso l’acquisizione di microfilm presso istituti italiani ed esteri che adesso saranno messi a disposizione del pubblico e tutto questo in una sezione dei Musei Civici di Pavia, all’interno del Castello Visconteo, in quella che in origine era la sede dell’antica biblioteca viscontea- sforzesca.
Nata per volere di Galeazzo II Visconti forse su consiglio di Petrarca, suo ospite dal 1366 al 1369, la biblioteca raccoglieva codici commissionati ad hoc e manoscritti , molti dei quali riccamente miniati e rilegati, il primo inventario del 1426 ne contava circa 980. Anche il figlio Gian Galeazzo contribuirà ad arricchire la biblioteca tramite acquisizioni e bottini di guerra, molti dei codici arriveranno anche dalla biblioteca personale del Petrarca.
Verso la fine del 1400 molti dei codici vengono sottratti ai Visconti che vedono diminuire il loro patrimonio librario e nel 1499 la Biblioteca lasciò definitivamente Pavia, quando Luigi XII re di Francia, dopo la conquista di Milano, la confiscò e diede ordine di portarla nella sua residenza in Francia. Solo la metà dei codici arriveranno in Francia e dopo numerosi trasferimenti confluiranno alla Bibliothèque Nationale de France, numerosi altri, secondo gli studiosi, andranno ad arricchire raccolte private in biblioteche sia italiane che estere.