Quelle vedute di Napoli e dei suoi dintorni dovevano conservare il ricordo felice dell’infanzia e chissà forse rendere le giornate meno tristi, le guache realizzate da Luigi Corsi abbellivano le porte finestre nella privata stanza della toilette di Maria Antonia di Borbone andata in sposa a Leopoldo II nel 1833. Sono tra le opere più recenti, quasi ad anticipare la nascita della fotografia, tra le trentadue esposte alla Galleria Palatina nella Sala delle Nicchie per la mostra “Ritratti di paesi, mari e città” provenienti dai depositi della Galleria Palatina; coprono un arco di quattro secoli, dal ‘400 all’800 e il filo che le lega è dato dalla rappresentazione fedele della realtà, attraverso mappe, carte geografiche, immagini del territorio ed eventi storici quali feste e battaglie. Ed è proprio la “Battaglia di Scannagallo” del pittore fiammingo Jan van der Straet, detto Giovanni Stradano, all’origine della mostra. L’opera fu restaurata alcuni anni fa, quando era Alessandro Cecchi alla direzione della Galleria Palatina, “Nonostante la presenza del dipinto fosse documentata- ha detto Alessandro Cecchi– si pensava che fosse andato perduto. Cosimo aveva bisogno di una rappresentazione il più fedele possibile di una battaglia così importante per la sua affermazione politica”. Una pagina storica nella sezione dedicata alla topografia della guerra a cui fanno seguito le due Battaglie di Willelm van de Velde il vecchio. E’ una tavola di “San Francesco che riceve le stimmate” di Biagio d’Antonio ad aprire la sezione dedicata invece alla “devozione per i luoghi”, il paesaggio fedelmente riprodotto è funzionale all’ideale pellegrino verso La Verna. La Firenze medicea è protagonista di tre lunette in cui vengono raffigurate delle processioni, Piazza della Signoria, Piazza Duomo e la Santissima Annunziata, il popolo fiorentino devoto sostiene con le sue preghiere la dinastia granducale. “Una mostra che nasce – come ha precisa Matteo Luca Ceriana attuale direttore della Galleria Palatina – per valorizzare le opere dei depositi e anche per sollecitare un aiuto nel restauro nella manutenzione, speriamo che i visitatori appassionati accolgano questo invito” , su alcune opere in mostra infatti, compare la dicitura “da adottare”. L’idea è di proseguire su questo percorso, altre mostre come queste sono già in programma sia per il prossimo anno che per il 2016. Nel quindicesimo secolo nasce la topografia, questo aspetto viene evocato da un’acquaforte incisa dal fiorentino Antonio Francesco Lucini che riproduce una tombola, un gioco seicentesco inventato da Casimire Freschot, una sorta di gioco dell’oca declinato alla geografia, un itinerario che si snoda dall’Abissinia fino alla Caput Mundi Serenissima , proprio perché dedicato all’istruzione dei giovani della nobiltà veneziana. Arriviamo alla sezione dedicata alla “Veduta”, con le sette meraviglie del mondo antico di Bernard Rantwyck, le vedute romane di Lieven Cruyl e le quattro opere del Vanvitelli. Infine lo svago e il gioco sono protagonisti della narrazione delle feste di caccia alla corte di Mannheim di Jacob Schlachter e il grande olio su tela che ci narra del “Palio dell’antenna , nel porto di Livorno”, ad opera di Tommaso Gherardini. “Una mostra di questa natura che viene dagli studi e dalle buone pratiche – ha precisato il Soprintendente Cristina Acidini – significa restituire alle opere quello spessore invisibile che gli occhi da soli non sanno trovare. Un’opera non è solo se stessa, è sempre un insieme di significati, come nelle lunette dei luoghi fiorentini magnificati dalla vita religiosa. Nel complesso la mostra è un caso virtuoso e ripetibile di sana e sostanziosa valorizzazione”. Visibile con il biglietto di ingresso a Palazzo Pitti l’esposizione proseguirà fino al 18 gennaio 2015.