Il tema dell’Annunciazione è uno dei più rappresentati nell’iconografia della Firenze Rinascimentale, quella di Pietro del Donzello eseguita tra il 1497 e il 1498 per la cappella della famiglia Frescobaldi destinata ad accogliere le sepolture dei personaggi femminili all’interno della Chiesa di S. Spirito è tornata a risplendere grazie a un complesso intervento di restauro che è durato due anni, finanziato dalla Fondazione non profit Friends of Florence .E’ stato lo Studio di Anna Monti ad occuparsi del restauro di quest’opera che presentava notevoli problematiche come la fragilità degli strati pittorici dovuta anche alla colatura dell’acqua proveniente da una vetrata, una antica pulitura eseguita con metodi molto aggressivi, un restauro pittorico piuttosto invasivo, al punto da avere una situazione piuttosto confusa tra parti originali, rifacimenti e ridipinture. Particolari inaspettati sono emersi come il volto e la figura dell’Angelo, il viso le vesti e la corona della Vergine, quest’ultima costituita da una foglia di oro zecchino applicato a missione e poi nel tempo ricoperta da materiali metallici e ridipinture grossolane. “Riportare alla luce i frammenti di foglia oro – ha detto Anna Monti – che si trovavano al di sotto delle due ridipinture della corona, ha richiesto un lungo e minuzioso lavoro al microscopio che abbiamo eseguito esclusivamente a secco mediante l’uso del bisturi e che abbiamo monitorato costantemente in modo da identificare, non senza difficoltà, il disegno delle pietre e delle perle.” Grazie al restauro pittorico sono emersi dei particolari che non erano più visibili a occhio nudo, la presenza di un piccolo gatto ai piedi del letto nella camera della Vergine e un velo che ricopre le maniche della veste dell’Angelo e che avvolge svolazzante le caviglie. Accanto alla Pala Nerli di Filippino Lippi, anch’essa recentemente restaurata, l’opera di Pietro del Donzello rappresenta una ulteriore attrazione per il pubblico dei visitatori che potranno ammirarla nell’orario di apertura della Basilica, simbolo dell’Oltrarno “Auspico una collaborazione sempre più stretta tra l’ambito religioso e quello artistico – ha detto il Padre Antonio Baldoni rettore di S. Spirito che in merito al maltempo dellos corso venerdì ha segnalato che – molte vetrate sono state danneggiate ma in particolare la lanterna della cupola che era più esposta, ci siamo comunque già attivati per risistemare le vetrate nella loro integrità”. “Invito a guardarla e a riguardarla – ha suggerito il Soprintendente Cristina Acidini – questa composizione così familiare ai fiorentini, non dimentichiamo che la festa dell’ Annunciazione corrispondeva al Capo d’anno, uno scenario architettonico che rimanda alla città ideale, alla grande pitture di questo periodo, Ecce ancilla domini, i personaggi sono esaltati dallo scenario, ai lati di un chiostro fiorentino, la luce che investe il sott’arco, tocchi luminosi che alludono alla lumeggiatura dorata, il vaso con gli iris in primo piano, metafora e simbolo della città. Un’opera di grande valore e significato a cui il restauro ha dato una perfetta lettura di tutti i suoi valori artistici e religiosi. “ “ Nel prossimo futuro – ha precisato la Contessa Simonetta Brandolini d’Adda – Friends of Florence vorrebbe poi continuare il percorso di proteggere altre opere nella Chiesa di Santo Spirito per sottolineare l’importanza di questo centro spirituale ed artistico che ben definisce la filosofia degli Agostiniani nel mondo. Inoltre vogliamo dare un segnale positivo con questo percorso di salvaguardia di questo quartiere, piazza e Chiesa dal degrado progressivo che vediamo ogni giorno”. L’intervento è stato realizzato sotto la direzione di Daniele Repino funzionario per la Chiesa e il Quartiere di Santo Spirito della Soprintendenza, che in merito all’opera ha affermato “ Ciò che la rende di grande interesse oltre alla straordinaria resa intimista delle due figure di cultura leonardesca, è la resa magistrale del contesto architettonico prospetticamente impeccabile. Non a caso la trabeazione doppia dei pilastri del cortile in cui è ambientata la scena, richiama la stessa delle colonne all’interno della Basilica di S. Spirito e sono, probabilmente, un esplicito omaggio all’architettura del Brunelleschi“
.” Nell’occasione sono stati presentati anche i restauri di due paliotti in cuoio e rivestiti in lastra d’argento, a cura dello Studio Ardiglione, che sono stati ricollocati nella cappella Frescobaldi, la quarta entrando a sinistra e in quella Antinori.