Lo scultore Gioni David Parra ha donato una sua opera alla Città di Seravezza. È “NOCUBE XI”, in marmo Bianco P, creazione site specific per l’antico oratorio della Madonna del Carmine. Un dono significativo, che non soltanto rafforza il legame dell’artista con la città, ma sostanzia il progetto dell’Amministrazione Comunale e della Fondazione Terre Medicee per la valorizzazione del patrimonio urbanistico e storico locale in rapporto alle diverse forme dell’espressione artistica contemporanea. «Accogliamo con gioia il dono di Gioni David Parra, riconoscendovi una testimonianza di grande sensibilità artistica e di rinnovato legame creativo con il territorio», dichiara Riccardo Tarabella, sindaco di Seravezza e presidente della Fondazione Terre Medicee. «Lo ringraziamo perché il suo non è il semplice, seppur importantissimo, atto di donazione di un’opera, ma una dimostrazione di grande attaccamento a Seravezza, città che accoglie altre sue sculture, come l’acquasantiera dell’oratorio di San Iacopo e il grande Obelisco di Luce, entrambe a Valventosa».
La scorsa estate Gioni David Parra è stato protagonista con Alfredo Rapetti Mogol di una mostra di grande interesse a Seravezza, realizzata ad hoc in tre antichi oratori: la Chiesa di Sant’Antonio, la Chiesa della Santissima Annunziata, la Chiesa della Madonna del Carmine. Un percorso in tre tappe che ha messo a confronto l’architettura e la storia di alcuni significativi edifici religiosi del centro storico di Seravezza con l’arte contemporanea, stimolando una riflessione sulla bellezza del territorio e sul senso del sacro che ancora abita i luoghi, permeando al contempo le opere e le installazioni esposte. «L’intero progetto è scaturito proprio da “NOCUBE XI”, opera concepita espressamente per la Madonna del Carmine», dice Parra. «Fa parte di una serie di lavori in piccoli blocchi di marmo non geometrici che recano sulle superfici esterne tutti i segni dei processi analitici della scultura: pietra grezza, taglio, lucentezza, opacità… Nel caso specifico, l’opera è collocata in una delle quattro nicchie della chiesa, dove ancora si leggono le tracce di affreschi color cielo; ha parti rivestite in foglia d’argento e dipinte in pigmento di lapislazzuli, andando in tal modo a generare un gioco di luci ed ombre e di rimandi cromatici con la nicchia, le pareti, la semioscurità che avvolge l’ambiente e i raggi del sole che in certi momenti della giornata penetrano dall’esterno. In senso figurato è un’opera tra cielo e terra, tra scultura e pittura, che cuce l’architettura tardo barocca dell’oratorio con l’aura magica di un Rinascimento nobilitato a Seravezza dalla presenza del grande Michelangelo. Sono felice che le autorità cittadine abbiano condiviso l’intenzione ed apprezzato il risultato finale dell’installazione».
Visitando la chiesa della Madonna del Carmine, l’opera di Parra dà l’impressione di esser sempre stata in quel luogo, parte organica dei suoi apparati. È la particolarità che ne ha decretato l’alto gradimento da parte dei molti visitatori italiani e stranieri della scorsa estate e il motivo principale che ha spinto l’autore a donarla, affinché entri a far parte del patrimonio culturale e artistico della Città. Recentemente Parra ha presentato altri suoi lavori del ciclo “NOCUBE” alla Galleria degli Uffizi di Firenze suscitando grande interesse e unanimi consensi.