Diventato uno degli appuntamenti più attesi della proposta espositiva del Museo Novecento, il ciclo Solo – di volta in volta dedicato ad un conciso e studiato ritratto di un grande maestro del Novecento – vede stavolta protagonista l’artista friulano Mirko Basaldella, scomparso nel 1969, in una mostra a cura di Luca Pietro Nicoletti e Lorenzo Fiorucci.
La mostra, che è stata inaugurata a breve distanza dal cinquantesimo anniversario della morte dell’artista (Udine, 28 settembre 1910 – Cambridge, 24 novembre 1969), propone al pubblico una selezione di opere della Raccolta Mirko Basaldella, acquisita negli anni Settanta in vista della costituzione di una fondazione dedicata a lui e al pittore Corrado Cagli, che avrebbe dovuto trovare spazio negli ambienti di Palazzo Strozzi.
I lavori esposti al Museo Novecento offrono una panoramica esaustiva dell’ampio spettro di sperimentazioni dell’artista friulano, su cui incide molto l’assidua frequentazione con Corrado Cagli, da cui acquisisce l’idea di una ricerca eclettica. Basaldella approfondisce parallelamente più filoni di ricerca contenutisticamente affini ma linguisticamente distanti – dalle tecniche dell’assemblaggio alla modellazione della foglia metallica ritagliata – costeggiando e reinventando con intelligenza i modi del New Dada. Prende vita così un mondo di presenze inquiete, fra nuovi totem e animali fantastici, da cui emerge il costante e onnivoro interesse dell’artista per le arti primarie ed extraeuropee. Seguendo la via aperta dal Surrealismo e segnando un punto importante nel ritorno di interesse verso questo movimento d’avanguardia, Mirko traduce in immagini un interesse antropologico per modi e riti di culture lontane e arcaiche, e contribuisce così ad una nuova fortuna del Primitivismo, fra Informale e Nuova Figurazione.
“La bella mostra dedicata a Mirko – dichiara il Direttore artistico Sergio Risaliti – è un nuovo tassello di quella opera di valorizzazione delle collezioni civiche che ci siamo impegnati fin dal mio arrivo a portare avanti con impegno scientifico e appassionata dedizione, insieme alle curatrici del museo a studiosi italiani e non. Le sculture di Mirko sono una decisa e personalissima evoluzione del rapporto creato fin dalle avanguardie del primo Novecento tra arte europea e arte primitiva, o arcaica, che però, nel caso di Basaldella, si impregna di motivi onirici e di una profondità di tipo psicologico ed esistenziale”.
Mirko Basaldella (Udine, 29 settembre 1910 – Cambridge, 24 novembre 1969), scultore e pittore, è stato fra i protagonisti del rinnovamento della scultura italiana del dopoguerra. Secondo di tre fratelli anch’essi artisti (lo scultore Dino e il pittore Afro) si forma al Liceo Artistico e all’Accademia di Belle Arti di Venezia, per poi concludere gli studi a Firenze con Domenico Trentacoste. Nel 1932, all’ISIA di Monza, studia con Arturo Martini, grazie al quale matura l’interesse per la scultura fittile etrusca e il gusto per l’arcaico. Nel 1934 si trasferisce a Roma e conosce il pittore Corrado Cagli – del quale sposerà la sorella Serena – che lo inserisce nel circolo della Galleria La Cometa, dove nel 1936 tiene la sua prima mostra personale. L’ambiente della Scuola romana contribuisce a orientare la sua ricerca verso la mitologia classica, riscoprendo metodi di lavorazione risalenti all’antica scultura greca. Nel 1938 espone a New York presso la Comet Gallery, succursale statunitense della Cometa. Nel dopoguerra vince il bando per la realizzazione del cancello del Mausoleo delle Fosse Ardeatine a Roma, realizzato con ampie costruzioni ad intreccio spaziale in una libertà immaginativa che diventa il segno della sua ricerca. Una serie di viaggi in Medio Oriente e il trasferimento negli U.S.A. nel 1957 contribuiscono alla realizzazione di opere ispirate alla cultura orientale. Su questo filone, lungo il corso degli anni Sessanta, le invenzioni totemiche e strutturali si uniscono alla suggestione magica e antropologica di culture lontane. In quegli stessi anni affianca all’attività artistica quella didattica, dirigendo il Design Workshop della Harvard University.