Il 12 agosto del 1530 Firenze assediata capitolava, arrendendosi alle truppe imperiali, dopo aver resistito per dieci lunghi mesi. I Medici potevano così ancora una volta farvi ritorno dopo esserne stati cacciati nel 1527 con la proclamazione della seconda repubblica, seguita al Sacco di Roma. Centro nevralgico della difesa della città repubblicana era stato il complesso di San Miniato, circondato dai bastioni in terra, apprestati da Michelangelo come architetto militare. A testimonianza di questa sua attività restano i venti disegni conservati in Casa Buonarroti, databili agli anni 1528-1529, con progetti di fortificazioni per rinforzare e ammodernare le mura trecentesche.
Da questi fogli che rimasero allo stadio progettuale e costituiscono un nucleo unico al mondo, pressoché sconosciuto al grande pubblico ed eccezionalmente visibile ancora per il mese di settembre, prende l’avvio la prima sezione della mostra, che prelude alle successive che danno conto dell’inusitato clima di mobilitazione e di impegno civile e religioso che coinvolse i Fiorentini, attestato dall’esposizione di documenti, libri, armi, dipinti, disegni, monete e medaglie. Se ne trae la veritiera immagine della seconda e ultima repubblica fiorentina, fiduciosa nella protezione di Cristo re, e pronta all’estremo sacrificio in difesa della “dolce libertà”, trovando tra l’altro un supporto ideologico negli scritti di fra Girolamo Savonarola, morto come un martire, nel 1498, e già ispiratore della prima repubblica (1494 – 1512).
La seconda sezione è dedicata ai combattenti di entrambe le parti e agli artisti che li ritrassero: i comandanti Malatesta Baglioni e Stefano Colonna e i mercenari al soldo di Firenze, come i capitani traditori ritratti impiccati in effigie per un piede, nei bizzarri disegni di Andrea del Sarto agli Uffizi; e i giovani della Milizia e Ordinanza fiorentina che si distinsero invece per il loro valore nella difesa delle libertà repubblicane, ripresi con le loro armi dal Sarto in un disegno degli Uffizi. A dar conto di come si combatteva nel primo trentennio del Cinquecento, troviamo fra le armi, la spada col fodero, detta Katzbalger, dei Lanzichenecchi, documentati da un’incisione del tempo, un corsaletto da cavallo leggero, e uno scintillante spadone a due mani. Alla Milizia volontaria rimandano pure opere a stampa con le ‘Orazioni’ tenute ai suoi membri nelle maggiori chiese fiorentine.
L’ultima sezione è dedicata al connubio fra arte e fede e, in particolare, al Savonarola e alla pittura di soggetto religioso che vide la luce durante l’assedio. Si trattò di opere, agli Uffizi e a Pitti, esposte in mostra, come la cosiddetta Sacra Famiglia Medici di Andrea del Sarto per Ottaviano de’Medici, o la Madonna col Bambino e San Giovannino, eseguita dal Pontormo forse per il “Rossino muratore” che gli aveva costruito la casa in quei tempi difficili e procellosi. Lo stesso artista dipinse “in tempore belli” per le donne dello Spedale degli Innocenti. una tavola col Martirio dei Diecimila, a Pitti, che costituisce un vero e proprio manifesto dell’impegno dei Fiorentini in difesa della loro patria.
L’esposizione a cura di Alessandro Cecchi , che ha riscosso sin qui il plauso del pubblico, consente ai visitatori di tornare al passato e rivivere un momento fulgido della storia fiorentina, quello di una difesa valorosa, ma senza speranza, che si concluse con la caduta della città e della repubblica e l’avvento del Principato mediceo.
Firenze, Museo della Casa Buonarroti
Biglietto d’ingresso
€ 6.50 intero; € 4.50 gruppi e scuole secondarie di secondo grado
€ 3.00 scuole primarie e secondarie di primo grado
Orario di apertura della mostra e del museo
10.00-17.00; chiuso il martedì; su prenotazione, aperture straordinarie fuori orario per gruppi
informazioni
Casa Buonarroti, via Ghibellina, 70, Firenze, tel +39 055 241 752; fax + 39 055 241 698
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