“ Messer Giorgio amico caro, a queste sere mi venne a trovare a chasa un giovane molto discreto e da bene, cioè messer Lionardo, camerier del Duca, e fecemi con grande amore e affetione da parte di Sua Signoria le medesime oferte che voi per l’ultima vostra”. E’ il 22 giugno del 1555 ancora una volta Michelangelo non fa alcuna promessa sul suo rientro a Firenze più volte e caldamente sollecitato da Cosimo I attraverso la figura di Giorgio Vasari, la carica di architetto della fabbrica di San Pietro e il completamento della basilica rappresentano per lui un dovere al punto che “ se io mi partissi sarebbe la rovina di decta fabrca, sarebbemi grandissima vergogna in tucta la cristianità e all’anima grandissimo pechato” come aveva già scritto nella lettera inviata al Vasari l’11 maggio dello stesso anno.
Oggi un nucleo di tali preziosi documenti conosciuti al mondo degli esperti è a disposizione del grande pubblico grazie alla mostra “Michelangelo e Vasari. Preziose lettere all’ “amico caro” dall’Archvio Vasari a cura di Elena Capretti e Sergio Risaliti che è stata inaugurata a Palazzo Medici Riccardi, fino al 24 luglio. E’ la prima volta che i documenti più importanti conservati al Museo di Casa Vasari di Arezzo vengono esposti a Firenze e questo è avvenuto in occasione del restauro di un nucleo di lettere di Michelangelo indirizzate al Vasari e la digitalizzazione dell’intero archivio promosso dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana, la mostra si avvale del patrocinio della Città Metropolitana, Comune di Firenze, Comune di Arezzo , Consiglio Regionale della Toscana, ed è stata organizzata da A.V.M. srl con il sostegno della Banca Ifigest.
Vincolate alla sua casa Vasari affidò alle sue carte il compito di conservar memoria di sé di “lasciar fama” e combattere la “voracità del tempo” , una testimonianza diretta della vicenda umana e artistica di colui che con le sue Vite può a ragione essere considerato l’autore del primo manuale di storia dell’arte italiana. Il fulcro del in Firenze , carte che ci svelano un volto privato e ci permettono di avpercorso espositivo sta proprio nelle lettere che tra il 1550 e il 1557 Michelangelo invia da Roma a Giorgio Vasari a Firenze, lettere che ci permettono di avvicinarci ad un Michelangelo prossimo alla morte che si confronta con le sue debolezze e le sue ultime riflessioni sull’arte e l’architettura.
La prima sezione della mostra è dedicata alla storia dell’eredità di Giorgio Vasari, del suo archivio e della sua memoria nella relazione tra il corpus documentario, la biografia vasariana e le vicende ereditarie. Le seconda sezione mette in mostra le lettere tra Giorgio Vasari e Cosimo I ma anche con letterati del tempo come Vincenzo Borghini e Pietro Aretino, si arriva poi alle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e archi tettori nelle due edizioni, quella del 1550 per i tipi di Lorenzo Torrentino e la successiva ampliata e corredata dai ritratti, edita da Giunti.
L’ultima sezione è riservata al rapporto personale e con le lettere autografe documenta l’amicizia tra Michelangelo e l’amico caro messer Giorgio. E’ qui che compaiono tre sonetti che vengono considerati il testamento spirituale dell’artista tra cui “ Giunto è già il corso della vita mia” del 19 settembre del 1554. Infine una stanza è dedicata a una mappatura delle opere del Vasari e di Michelangelo a Firenze e dove è possibile vedere un filmato realizzato da Vincenzo Capalbo di art Media Studio. Tutti i manoscritti esposti provengono dall’Archivio della famiglia Vasari conservato nella casa dell’artista acquistata dallo Stato italiano nel 1911 e poi trasformata in Casa Museo Vasari, l’archivio Vasari è di proprietà privata, oggi dei quattro fratelli Festari, eredi Rasponi Spinelli, dichiarato di interesse storico sin dai primi decenni del Novecento e dal 1994 vincolato alla casa aretina dell’artista con decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Nel bellissimo salone con il soffitto affrescato da Luca Giordano a Palazzo Medici Riccardi la conferenza di presentazione della mostra alla presenza dei due curatori Elena Capretti e Sergio Risaliti, Benedetta Albanese per la Città Metropolitana, Sara Funaro assessore del Comune di Firenze, Eugenio Giani Presidente del Consiglio della Regione Toscana, la Sovrintendente Toccafondi per i Beni Archivistici della Toscana, Alessandro Ghinelli sindaco di Arezzo, Leonardo Festari e il vicepresidente della banca Ifigest.