Nel secondo dopoguerra, ad iniziare dalla seconda metà degli anni ’50 l’attenzione verso l’arte contemporanea e il dibattito verso i nuovi linguaggi artistici a Livorno assume una dimensione nazionale grazie alle edizioni del Premio di pittura Amedeo Modigliani ma soprattutto dal 1974 con l’apertura del Museo Progressivo d’Arte Contemporanea frutto della collaborazione di alcuni critici come Vittorio Fagone, Lara Vinca Masini e Aldo Passoni e la partecipazione di artisti come Alberto Burri, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Arnaldo Pomodoro ed altri che attraverso le loro opere documentarono lo sviluppo dell’arte contemporanea in Italia fino alla metà degli anni Settanta. A una fase iniziale vivace e ricca di contributi del Museo purtroppo fece seguito la sua chiusura avvenuta alla fine degli anni 80. Questa storia verrà raccontata dalla mostra “Eredità del Novecento. Arte e design nelle collezioni civiche livornesi”, che si aprirà nei prossimi giorni in due sedi distinte. La mostra che rientra nell’ampio programma di Toscana’900. Piccoli Grandi Musei 2015, promosso e organizzato da Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Regione Toscana, in collaborazione con la Consulta delle Fondazioni di origine bancaria della Toscana è divisa in due sezioni, una dedicata al design, curata da Antonella Capitanio, e si inaugurerà il 4 settembre alle 17.30 alla Fondazione Livorno e una dedicata all’arte, a cura di Mattia Patti, che si aprirà invece il 5 settembre, sempre alle 17.30, a Villa Mimbelli e resteranno aperte fino al 31 ottobre. Nella mostra di Villa Mimbelli vengono ricostruite da un lato le sale dedicate alla Figurazione critica e narrativa, nelle quali, sulla scia della tradizione Pop e in connessione con nuove forme di figurazione, erano esposte opere legate a temi di politica e di analisi sociologica; dall’altro sono ricomposte le sale dedicate a La pittura verso la pittura e ai paradossi dello specifico, ove invece, negata qualsiasi idea di figura, erano presentati dei lavori concentrati sull’idea di processo costruttivo dell’opera, di percezione dell’immagine e di analisi degli elementi strutturali del sistema della pittura.La mostra della Fondazione Livorno, dedicata al design e curata da Antonella Capitanio, narra invece una storia nella storia: quella della mostra Progetto– Struttura. Metodologie del design che nel 1975, sempre all’interno della I Biennale del Museo Progressivo, presentava le opere di sei designer – Mario Bellini, Giulio Gonfalonieri, Silvio Coppola, Franco Grignani, Bruno Munari e Pino Tovaglia – all’epoca riuniti nel Gruppo Exhibition Design, in un momento in cui insieme al successo internazionale del design italiano, coronato nel 1972 dalla mostra al MOMA di New York, era ormai da tempo maturato anche un forte ripensamento critico sul fare design. Grazie a quella esposizione le collezioni civiche livornesi acquisirono un materiale non comune, che oltre ad oggetti come l’Abitacolo di Bruno Munari e il prototipo della sedia Grudi Silvio Coppola, comprende una grande quantità di elaborazioni grafiche, testimonianza dell’iter progettuale delle varie opere, siano esse una lampada, un manifesto o anche solo un carattere tipografico. La mostra sarà arricchita da filmati e foto d’epoca relativi al prototipo dell’auto Kar-a-sutra ideata da Mario Bellini per la citata mostra del MOMA, vera origine di tutte le grandi e versatili monovolume divenute poi lo standard tendenziale del modo contemporaneo di intendere l’automobile.
Nella foto : Emilio Tadini, Paesaggio di Malevic, 1971, acrilico su tela, cm 100×81