Partendo dall’opera rivoluzionaria di Giuseppe Chiari, Hendrik Folkerts parlerà del concetto di partitura. La partitura, come apparato musicale ma anche visivo, comporta una relazione specifica tra linguaggio, tempo e spazio, in quanto dimensioni che essa determina e configura. Compositori come Giuseppe Chiari, John Cage, Cornelius Cardew, Pauline Oliveros e Jani Christou hanno modificato radicalmente il linguaggio della partitura nel definire lo spazio e il tempo delle loro composizioni, mentre artisti come Katalin Ladik, Geta Bratescu e Yoko Ono hanno introdotto la partitura come dinamica essenzialmente corporea.
Folkerts porterà esempi da queste pratiche musicali e artistiche del XX secolo, esaminando il loro impatto sulle coordinate linguistiche, spaziali e temporali della partitura e del suo funzionamento. “Tentando una definizione: la partitura [score] è un dispositivo di notazione che collega il materiale di una disciplina – musica, danza e performance, ma anche architettura, linguistica, matematica e fisica – e la sistematica del sapere a lei propria a un linguaggio che produce descrizione, trasmissione e definizione, per consentirne la lettura, la messa in scena o l’esecuzione in qualunque forma si desideri. Nell’ultimo decennio, la tematica della partitura ha suscitato un interesse crescente nell’arte contemporanea e nella performance. Come genera significato? Che relazione intercorre tra una partitura in musica e le forme di notazione peculiari dell’arte figurativa? Cosa rappresenta una partitura? Come riesce a portare in scena il momento live? È possibile sovvertire l’ordine cronologico in cui tradizionalmente è inscritta tale relazione e che antepone la partitura al momento di liveness?”
Con queste parole Hendrik Folkerts apre l’omonimo saggio pubblicato nella settima edizione della rivista South as a State of Mind che accompagna documenta 14. Hendrik Folkerts, recentemente nominato nuovo curatore Dittmer di arte moderna e contemporanea all’Art Institute di Chicago, è stato curatore di documenta 14 (Atene, 8 aprile – 6 luglio / Kassel, 10 giugno – 17 settembre 2017) dal 2014 al 2017. Con un focus su arte performativa e concettuale, pratiche indigene e arte del Sud-Est asiatico, ha curato un gran numero di nuove commissioni artistiche ed è stato responsabile dell’esposizione internazionale di Atene e Kassel nel team di Adam Szymczyk. Precedentemente, Folkerts era stato curatore di performance, film e programmi discorsivi al Stedelijk Museum di Amsterdam (dal 2010 al 2015). Ha studiato storia dell’arte all’Università di Amsterdam, specializzandosi in arte e teoria contemporanee, pratiche femminili e performance.
Dal 2009 al 2011, Folkerts è stato coordinatore del programma curatoriale al de Appel Arts Centre di Amsterdam. Ha scritto in giornali e riviste come Artforum International, South as a State of Mind, Mousse Magazine, The Exhibitionist, Metropolis M, Art & theb Public Sphere e in diversi cataloghi. Folkerts è coeditore di The Shadowfiles #3: Curatorial Education (2013), Facing Forward: Art & Theory from a Future Perspective (2014) e il giornale Stedelijk Studies #3: The Place of Performance (2015). Siamo lieti che Hendrik Folkerts, a partire dalle partiture “aperte” di Giuseppe Chiari (All Music is the same – Opere dalla Collezione Block, in mostra fino al 20 ottobre) condivida le sue considerazioni sulla partitura come Denkraum (spazio del pensiero), sul rapporto tra vista e udito, interpretazione e stile, partitura e performance/corpo e le loro temporalità.
|