Le antiche origini del casato orafo dei Torrini celebrate in mostra

Jacopus Turini abita a Battiloro, nel Mugello, ha una bottega per la lavorazione del metallo, qui l’oro viene tirato per la lavorazione delle cornici e reso in fili per adornare preziosi tessuti. E’ l’inizio di una storia familiare, del casato orafo dei Torrini che Franco Torrini, ultimo discendente ha voluto celebrare attraverso una mostra allestita a Palazzo dei Vicari a Scarperia dal titolo “Jacopus de la Scharperia 1369 Le radici del casato orafo dei Torrini”, domani l’ultimo giorno di apertura al pubblico, che attraverso le ricerche storiche condotte da Laura Bresciani, ripercorre le tappe fondamentali di un marchio di gioielleria che può vantare quasi 650 anni di tradizione, oltre al ruolo di primo piano rivestito nell’evoluzione dell’arte orafa toscana. Ieri sera in occasione dell’evento estivo dell’Unione Imprese Storiche italiane, una visita riservata agli associati e il saluto di Eugenio Alphandery presidente UISI, dell’assessore alla cultura di Scarperia e San Piero Marco Casati e alla presenza di Eugenio Giani neoeletto presidente del Consiglio regionale Toscano. Con il suo trasferimento a Scarperia, Jacopo con il fratello Tura, apre una bottega che si specializza nella costruzione di corazze, armature e finimenti, artigiani preziosi che svolgono un ruolo importante e strategico, lungo l’asse viario che fa di Scarperia un luogo di sosta. E’ il 1369, Firenze impone a tutti gli artigiani, anche del contado, la registrazione alle relative corporazioni delle arti del proprio marchio. Jacopus verrà a Firenze per registrare il suo marchio di fabbrica, una B, iniziale del nome del padre Bernardo, un mezzo quadrifoglio con sperone, da quel momento questo sarà il marchio di tutta la produzione orafa Torrini e ancora oggi l’Archivio di Stato di Firenze conserva il documento originale con la registrazione del marchio con la dicitura “ Jacopus Turini de la Scharperia facit hoc signum”. Ed è stato questo episodio, ad ispirare il regista Beppe Ferlito per il filmato “Signum” che ha vinto il concorso indetto dall’Unione Imprese Storiche e che i visitatori potranno vedere a Palazzo dei Vicari prima di entrare nella sala allestita con le preziose rarità che provengono dall’Archivio storico Torrini che dalla fine del Seicento arrivano ai giorni nostri, insieme a una serie di documenti, lettere e altre rarità che permettono di tracciare il percorso nel tempo di questo prestigioso marchio della gioielleria italiana. Se l’oggetto simbolico e più antico è la brocca in argento che risale al periodo di Francesco Torrini ( 1676-1735) con una fitta decorazione rinascimentale, sono un gruppo di spille dal gusto floreale che rappresentano un saggio di quello che doveva essere la sua produzione nella bottega sul Ponte Vecchio, realizzate in oro e argento, o solo in oro, con diamanti, secondo lo stile francese e italiano; pezzi particolarmente rari, data l’abitudine, all’epoca, di smontare i gioielli per farne altri, rincorrendo i dettami della moda. Protagonista del XIX secolo è Giocondo Torrini,il suo laboratorio in Borgo Ognissanti specializzato nella lavorazione del commesso fiorentino si affaccia sul Lungarno Nuovo al n.6, nella sua vetrina fanno bella mostra parure in oro e commesso in pietra, particolarmente apprezzate dalle turiste del Grand Tour e desiderose di portarsi a casa un ricordo prezioso della loro sosta fiorentina. Il lusso della Belle Epoque e dell’Art Decò trova in Guido Torrini un raffinato interprete, i gioielli in platino e diamanti di questo periodo sono autentiche rarità da collezione, segue negli anni ’40 una produzione espressione del periodo bellico. Arriviamo agli anni ’60, sotto la guida di Franco Torrini nuove sperimentazioni artistiche e contaminazioni nell’arte del gioiello danno vita a manufatti di rara bellezza come la spilla “Cometa”, una perla Bhurma dalla quale esplodono raggi in oro bianco e diamanti e “Crateri lunari”smeraldi cabouchon e diamanti su una stella stilizzata in oro giallo, fino ai più recenti O, l’orologio Torrini del 1982 con corona a sinistra e quadrante con fiorino d’oro e il bracciale Zero, del 1987, con il modello a fibbia. Un must che ogni donna amerebbe indossare.

 

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