“Questo dovrebbe fare l’arte: farci sentire più uniti” in queste parole il messaggio potente dell’arte di Maria Lai che oggi viene celebrata a Palazzo Pitti dove nell’Andito degli Angiolini è stata inaugurata la mostra “Il filo e l’infinito” curata da Elena Pontiggia. Per l’artista italiana si tratta della seconda volta negli spazi delle Gallerie degli Uffizi visto che nel 2004 l’artista aveva allestito nel Giardino di Boboli “l’Invito a tavola”, un grande desco apparecchiato con pane e libri in terracotta, oggi in mostra a New York. Il messaggio universale di Maria Lai scomparsa nel 2013 all’età di 94 anni, nota a livello internazionale, (proprio lo scorso anno le sue opere sono state selezionate, unica artista donna, per la Biennale di Venezia oltre che per Documenta a Kassel), si esprime attraverso la sua ricerca artistica in un continuo rinnovarsi, dal lirismo lirico degli anni Quaranta alle scelte informali degli anni Cinquanta, ai lavori polimaterici dei primi anni Sessanta fino alle opere concettuali.
La mostra attraversata dal tema fondante della sua opera, “il filo”, prende il via dall’opera che l’ha resa famosa a livello internazionale, un’azione collettiva e prima opera relazionale realizzata in Italia, “Legarsi alla montagna”. Ispirata da una leggenda millenaria in cui una bambina, durante un furioso temporale, esce dalla grotta dove si era rifugiata, attratta da un nastro che vola nel cielo si salva da una frana devastante, così come la bellezza e l’arte, apparentemente inutili, hanno il potere di salvarci la vita. L’8 settembre del 1981 tutti gli abitanti di Ulassai, il paese della provincia di Nuoro che le dette i natali, legarono tra loro le loro case con un grande nastro azzurro, strisce di tela lunghe ventisei chilometri, che fu poi legato alla montagna, una performance divenuta celebre e anticipatrice dell’estetica relazionale teorizzata nel 1998 dal filosofo Bourriaud che si esprime attraverso l’incontro tra le persone.
La prima sala è dedicata ai Telai, strumento millenario della tessitura e presente nell’immaginario quotidiano dell’artista. E’ del 1967 “Oggetto-paesaggio” un telaio disfatto, ingombro di fili spezzati al centro dello spazio, quasi un totem, una scultura – installazione in dialogo con l’arte concettuale in particolare con il Nouveau Réalisme. Il rapporto tra passato e presente, linguaggio contemporaneo e radici storiche è la linea di ricerca di Maria Lai, dai Telai nascono le Tele cucite, oggetti poetici che dal mondo femminile rinunciano alla loro funzionalità per elevarsi a un gradino più alto legato alla riflessione e al pensiero.
Arriviamo poi alle Scritture, pagine illeggibili cucite su lenzuola, rettangoli di tessuto, stoffe incorniciate come lavagne, lenzuoli che fanno entrare la scrittura nella vita, un momento della sua ricerca artistica che rientra in quella “materializzazione del linguaggio”, dal titolo che Mirella Bentivoglio dette alla sua mostra alla Biennale di Venezia del 1978. Infine i Libri, spesso fiabe visive come “Tenendo per mano l’ombra” del 1987 o “Il mare ha bisogno di fichi” realizzata nel 1986 in occasione del ventennale dell’alluvione di Firenze.
Stamattina l’inaugurazione alla presenza di Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, della curatrice Elena Pontiggia, Gian Luigi Serra sindaco di Ulassai e presidente della Fondazione Stazione dell’Arte e della nipote dell’artista. Alle ore tredici un minuto di silenzio per ricordare le due tragiche morti che hanno segnato in questi giorni la città di Firenze, quella del giovane capitano della Fiorentina Davide Astori e Idy Diene il senegalese ucciso. “ Sono molto fiero – ha detto il Direttore delle Gallerie degli Uffizi – che quest’anno dopo le mostre di Elisabetta Sirani come artista del passato, e la mostra dedicata alle artiste e la musica all’Oratorio di Santa Caterina, oggi si celebra un’artista contemporanea, un’artista importantissima, geniale che nel giorno della festa della donna è celebrata nel palcoscenico dell’Andito degli Angiolini. Non un solo giorno, ma l’intero anno è dedicato alle donne artiste, il 25 novembre infatti, giorno contro la violenza delle donne si chiuderà il ciclo delle mostre dedicate alle donne.”
“Maria Lai ci ha lasciato una grande collezione – ha sottolineato il Sindaco di Ulassai – e tante opere di land-art, il suo è stato un atto di indirizzo verso la Regione Sardegna, per salvaguardare il paesaggio dall’edilizia e dalla cementificazione, invito tutti a venire per ammirarle e per conoscere il luogo dove Maria Lai è nata.” “ Il tema centrale dell’artista è il legame, la relazione, Maria Lai si ispira ai telai – ha sottolineato Elena Pontiggia – il telaio diventa un’opera concettuale, nel 1967 nasce l’Arte Povera,e questi sono in dialogo con l’opera di Pino Pascali. Ho dietro di me millenni di tele cucite dirà Maria Lai, che metterà in rapporto il ricordo autobiografico con l’arte contemporanea. Dalle scritte sui lenzuoli, ai libri d’artista che spesso diventano fiabe, racconti fantastici, legami non tanto dal punto di vista fisico quanto metaforico, l’arte che crea legami e rapporti tra le persone. Per la prima volta nel video, dal quale nasce la mostra , si esprime il bisogno di dialogo, di stabilire una relazione tra noi, la natura e l’infinito”. La mostra “Il filo e l’infinito” resterà aperta al pubblico fino al 3 giugno, accompagna l’esposizione il catalogo edito da Sillabe.