Talvolta il collezionismo privato custodisce autentici tesori che rimangono a lungo inediti, se non fosse per occasioni di esposizioni come quella in corso a Villa Bardini dedicata al collezionismo toscano del Novecento o a vendite all’incanto. E’ questo il caso di “Magnolia”, un olio su cartone, cm. 52X49,5 di Oscar Ghiglia datato 1935 che andrà in asta da Farsetti il prossimo 31 ottobre con una stima di 55.000-65.000 euro, in occasione della sessione dedicata a “Dipinti e sculture del XIX e XX secolo”, che segue “Importanti arredi e dipinti antichi” di venerdì 30 ottobre ad inaugurare la stagione autunnale delle aste. E’ uno dei tanti pezzi che provengono dalla collezione di Giovanni Querci, industriale del ramo tessile che nella sua villa del “Quercetino”, alle pendici della Calvana nei pressi di Prato fu, agli inizi del secolo scorso, un esponente di quel collezionismo colto ed emancipato in gran voga in quel periodo.
Nella sua collezione, che al momento della sua scomparsa alla fine degli anni ’50, vantava quasi 200 pezzi, un ruolo di primo piano è per Mario Puccini ed Oscar Ghiglia , principali protagonisti della pittura toscana dei primi del Novecento. Intenso e duraturo, in particolare fu il rapporto con Oscar Ghiglia, fino alla morte del pittore avvenuta a Firenze nel 1945, di cui in asta è presente anche “Fanciulla al pianoforte”, olio su cartone cm. 62,5X 48 del 1922 stimato 25.000-35.000 euro proveniente sempre dalla collezione Querci e infine il bellissimo Ritratto di Gino Morandini del 1902, olio su tela cm. 61,5X 32 stimato 10.000-15.000, in cui l’artista era riuscito a cogliere in pieno quel sentimento del vero e insieme formale che il soggetto in quel momento è in grado di esprimere.
Sempre nella stessa sessione d’asta, 185 lotti in tutto, da segnalare il corpus di opere di Carlo Corsi, disegni e dipinti, provenienti dagli eredi del pittore, preziosa sintesi dell’attività dell’artista dagli inizi del secolo sino agli esiti informali degli anni ’60. La sua laboriosa ricerca a favore di una vibrazione emotiva della luce e condotta in un personale isolamento segna il suo percorso all’interno dell’arte italiana della prima metà del Novecento.
Un’altra sezione interessante è senza dubbio quella dedicata a Quinto Martini di cui vengono messe all’incanto numerose opere tra sculture e dipinti che provengono dagli eredi Martini. Nato da una famiglia di contadini a Seano nel 1908 sarà introdotto, diciassettenne da Ardengo Soffici alla grande arte europea e ad appena diciannove anni esporrà le sue opere nella prima mostra del Selvaggio nel 1927 accanto a quelle di Carrà, Morandi, Rosai, Soffici, Lega, poi entrerà in contatto con la vita artistica torinese e il gruppo dei Sei. Intensa l’attività artistica, vissuta fino alla fine, avvenuta nel 1990. Nove anni dopo il Museo Marino Marini gli dedicherà una mostra antologica con oltre cento opere, mentre è uno dei pochi artisti ad avere un museo monografico all’aperto. E’ a Seano, nella sua città, il Parco Museo contiene trentasei sculture in bronzo e tracciano il suo percorso d’artista, inaugurato nel 1988, prima della sua scomparsa.