“…che disegnando in carta si viene a empiere la mente di bei concetti e s’impara a fare a mente tutte le cose della natura, senza avere a tenerle sempre innanzi, o ad avere a nascere sotto la vaghezza de’ colori lo stento del non saper disegnare, nella maniera che fecero molti anni i pittori viniziani, Giorgione, il Palma, il Pordenone et altri che non videro Roma né altre opere di tutta perfezione”.
Impegnato ad assicurare il primato dell’Accademia Fiorentina appena fondata, Giorgio Vasari, alcuni anni dopo, nel 1568 nell’edizione giuntina de Le Vite, scriverà così nelle pagine dedicate alla biografia di Tiziano, contrapponendo in un certo senso il Colore dei veneziani al Disegno dei toscani. In realtà la visione del Vasari è ben più complessa e come osserva Eike Schmidt direttore delle Gallerie degli Uffizi –“Nel capitolo XVI dell’introduzione alle tre arti del disegno del Volume I delle Vite, accenna a infiniti altri modi di disegnare senza specificare le prerogative, lasciando così aperte le strade della sperimentazione grafica”.
E’ in questa ottica che va letta la mostra che si è appena inaugurata negli spazi espositivi del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, “La rivincita del Colore sulla Linea. Disegni veneti dall’Ashmolean Museum e dagli Uffizi” a cura di Marzia Faietti direttrice del GDSU con la collaborazione di Giorgio Marini, Roberta Aliventi e Laura da Rin Bettina.
Quarantotto opere in tutto, sedici delle quali provenienti dall’Ashmolean, museo che lo scorso anno ha ospitato un’antologica, cento pezzi, dedicata al grande pubblico, in partnership con il Gabinetto Disegno e stampe e che sarà aperta al pubblico fino al 15 gennaio per poi nel marzo del 2017 ospitare una mostra su Giuliano da Sangallo.
Più rigoroso e scientifico il taglio dell’esposizione fiorentina che mira ad evidenziare il polimorfismo del disegno veneziano e più adatto al pubblico degli Uffizi. La mostra si apre nella sala del Camino dove ad accogliere il visitatore è una delle opere più enigmatiche di Giovanni Bellini, il “Compianto sul Cristo morto”.
La tecnica è quella del pigmento steso a pennello su tavola di pioppo preparata a gesso con tracce di incisione, qui disegno e pittura arrivano a fondersi, opera oggi conservata agli Uffizi nella Galleria delle Statue e delle Pitture , accanto il mirabile “Ritratto d’uomo” definito in pochi tratti di carboncino, gessetto bianco su carta cerulea sbiadita, si prosegue con i tracciati a penna ripassati a pietra rossa del Carpaccio che entrò in contatto con il Perugino, il bellissimo “Ritratto di giovane donna” di Tiziano, i disegni di Jacopo del Bassano, Sebastiano Ricci, Canaletto, Francesco Guardi, Giambattista Tiepolo, esponenti del Colore che sapranno prendersi la loro rivincita sulla linea.
“I veneziani disegnano per impressione – ha affermato la direttrice del GDSU Marzia Faietti – usano macchie, colori, il fondo della carta per immergere le figure in una atmosfera, un disegno diverso”. Dalla Sala del Camino si accede alla Sala Edoardo Detti nel nuovo allestimento dell’architetto Antonio Godoli teso a valorizzare flessibilità e razionalità, dal Cinquecento al Razionalismo fiorentino con le straordinarie espressioni cromatiche dei veneziani.