Mercoledì 6 novembre alle 21,15 alla Pieve di San Lorenzo (via Cocchi 4, Borgo San Lorenzo, FI) L’Homme armé diretto da Fabio Lombardo presenta la «Passione secondo Matteo» di Francesco Corteccia, il musico prediletto del Granduca Cosimo I (Andrés Montilla Acurero, Riccardo Pisani e Paolo Fanciullacci, tenori; Gabriele Lombardi, baritono; Pietro Bartolini, voce recitante).
Anni travagliati per Firenze quelli a cavallo tra la seconda e la terza decade del Cinquecento. Dopo la morte di Giovanni de’ Medici, il grande condottiero “dalle bande nere”, la presenza dei Lanzichenecchi di Carlo V in Italia risulta sempre più inquietante per Firenze. Cresce il malcontento verso i Medici e rinasce lo spirito savonaroliano; i Medici abbandonano Firenze, si diffonde la peste, i seguaci di Savonarola proclamano Cristo re di Firenze. E nel ’29 comincia l’assedio di Firenze da parte delle truppe imperiali che, dopo varie e controverse vicissitudini, riusciranno a entrare nell’agosto del ’30, anche se evitando il saccheggio come era stato a Roma tre anni prima. I Medici rientrano definitivamente a Firenze e Alessandro de’ Medici viene eletto nel ‘32 Duca della Repubblica fiorentina (… ma assassinato pochi anni dopo).
La produzione artistica, che ha reso la città famosa in tutta Italia e in Europa, ha un rallentamento ma non si ferma: solo per fare un esempio relativo all’architettura, negli stessi anni Michelangelo Buonarroti si dedica alla costruzione della Biblioteca Laurenziana, alla Sagrestia nuova di S. Lorenzo, oltre a varie fortificazioni difensive. Anche la musica ha risentito delle vicende turbolente che hanno maggiormente colpito l’ambito religioso, soprattutto dall’avvento di Savonarola in poi. In città si fa ancora musica polifonica, ma certamente con meno risorse ed energie rispetto al periodo laurenziano. Eppure negli anni ’20 comincia a svilupparsi uno stile, influenzato anche da altri ambienti cortigiani italiani, uno stile musicale che darà origine alla fortunata stagione del madrigale, uno stile italiano che si diffonderà in tutto il continente.
In questi anni travagliati ma evidentemente non sterili, un giovane sacerdote fiorentino, Francesco Corteccia, compone delle musiche polifoniche per la liturgia della Settimana Santa: una prima Passione polifonica per il Battistero di S. Giovanni, sul testo di Giovanni (1527) e una seconda per la Basilica di S. Lorenzo sul testo di Matteo. Queste composizioni sono le prime testimonianze nella produzione cinquecentesca di Passiones polifoniche, un autentico primato per la cronologia e la fortuna del repertorio italiano fiorito nel trentennio successivo (dalla Passio di Innocenzo De Albertis del 1540 a quelle di Giovanni Nasco del 1561 e di Paolo Aretino del 1565). Conservate entrambe in un manoscritto dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze, la Passione mette in musica una consistente selezione del testo di Matteo, in uno stile molto particolare che, sebbene erede lontano delle formule imitative di derivazione franco-fiamminga, privilegia soprattutto l’omofonia, uno stile semplice che restituisce la comprensibilità del testo in una forma che, soprattutto in certi punti, acquista un potenziale drammatico del tutto nuovo per l’epoca. Uno stile semplice che, nonostante la raffinatezza delle relazioni armoniche, sembra parlare anche al popolo, che, visti i tempi, probabilmente si immedesimava in questa storia universale, riconoscendovi i temi della sofferenza, del tradimento, del sacrificio, temi estremamente attuali. La parte dell’Evangelista viene recitata in lingua volgare secondo la traduzione curata dal domenicano Santi Marmochino e pubblicata a Venezia nel 1538.
Corteccia dedicherà alla liturgia della Settimana santa la realizzazione dell’intero ciclo dei Responsori, che verrà pubblicato molto tardi, un anno prima della sua morte, quando ormai era all’apice della sua carriera, ormai riconosciuto come “musico del Serenissimo Cosimo de Medici” Duca di Toscana. Da questa monumentale opera sono estratti alcuni brani che sono stati inseriti in punti opportuni all’interno del racconto della passione, come momenti meditativi. Tali brani mostrano appieno la maestria compositiva di Corteccia, che riesce a realizzare uno stile sacro che risente, proprio per i testi legati alla passione di Cristo, dell’espressività semplice del primo madrigale, dove comincia a nascere quel nuovo stile che, allontanandosi temporaneamente dalle complessità dell’antico stile fiammingo, darà vita al futuro genere rappresentativo.