E’ raro nella vita aprire in una settimana due mostre di uno stesso artista” – dice con soddisfazione Eike Schmidt direttore delle Gallerie degli Uffizi che nei giorni a scorsi a San Pietroburgo ha inaugurato l’esposizione del dipinto “ Noli me tangere” , al Gabinetto degli Uffizi per la mostra di disegni di Federico Barocci – “ e ancora più raro per un curatore due mostre in breve tempo”, il riferimento è alla mostra in corso i Musei Capitolini curata da Marzia Faietti dal titolo “Raffaello, Parmigianino Barocci, Metafore dello sguardo”. “ E’ un grande piacere la realizzazione di questo progetto – ha proseguito Eike Schmidt – che nasce dalla collaborazione con numerose istituzioni, accademie, università e ringrazio tutti i rappresentanti che oggi sono intervenuti”.
“Federico Barocci disegnatore. La fucina delle immagini” apre al pubblico nella sala Edoardo Detti del Gabinetto Disegni e Stampe, con ingresso compreso nel prezzo del biglietto agli Uffizi e proseguirà fino al 3 aprile. Curata da Roberta Aliventi sotto la direzione di Marzia Faietti, fa parte del Progetto Euploos, nato nel 2006 tra il GDSU, il Kunsthistorisches Institut in Florenz Max-Planck-Institut e la Scuola Normale di Pisa ed è soprattutto frutto della ricerca condotta dalla giovane studiosa sul nucleo grafico di Federico Barocci all’interno della collezione degli Uffizi. Il percorso della mostra offre 38 disegni che permettono di comprendere il processo creativo dell’artista urbinate, particolarmente complesso e laborioso con un uso ampio di tecniche del disegno. L’attenzione dell’artista si focalizza su aspetti particolari come le modalità della costruzione della figura e dei singoli dettagli.
“Federico Barocci sa unire e armonizzare componenti diverse – dice Marzia Faietti direttrice del GDSU ed grande conoscitrice dell’artista urbinate – il chiaroscuro lombardo, il colore veneziano e il disegno del centro Italia sono armonizzati e il suo è un disegno che fa tutt’uno con la pittura. Vive radicato in provincia ma vuole creare qualcosa di più, è ostile all’accademia e ama sperimentare in maniera libera. Questa eredità sottile è stata colta in pieno dalla curatrice che ha evidenziato la caratteristica della “reiterazione variata” . Dietro una piccola mostra ecco che si nascondono principi storiografici importanti”. “ Federico Barocci – dice la curatrice Roberta Aliventi – è un personaggio schivo che però intercetta il pensiero artistico dell’epoca e lo rinnova, in osmosi con il clima culturale dell’epoca, è in contatto con i Carracci, nonostante l’isolamento cercato e voluto, un artista libero di seguire l’istinto creativo autonomo, lontano da quella visione tradizionale che ce lo presenta come un rigido interprete della controriforma”.
La mostra è articolata in tre sezioni, nella prima fa riferimento alle modalità costruttive della figura che guardano alla statuaria, nella seconda parte lo studio della figura viene approfondito attraverso il movimento, nel terzo si arriva agli studi compositivi. Nonostante possa sembrare un pittore della Controriforma, Federico Barocci nasconde una personalità molto complessa e per il suo lavoro esistono più chiavi di lettura. A lui si deve l’invenzione del cartoncino per il chiaroscuro, prima di affrontare la tela ha l’esigenza di misurarsi con questa problema, anche se poi il risultato finale sarà completamente diverso.