“Fra gli altri generi di curiosità che io vo mettendo insieme per i miei gabinetti, ve ne sono di ritratti di pittori fatti di loro mano, e ne ho un numero considerabile. Un altro sì, è la raccolta dei ritrattini accomodati in uno stipo in modo singolare e anco ricco. Un altro sì, è il noto a lei studio di disegni. Vorrei per tanto che ella facesse diligenza costà per mezzo di amici et intendenti, se ve ne sono, di ritrovare qualche testa di ritratto di pittore fatta di sua propria mano, con l’avvisarmi pure grandezza, prezzo e di chi si credono mano”. Così scriveva di suo pugno nel 1673 il Cardinale Leopoldo de’ Medici esprimendo il suo pensiero collezionistico che rimase immutato nel corso della sua vita e il suo interesse particolare per alcuni generi come ritratti, ritrattini e disegni, di cui fu assoluto precursore, che insieme alle pitture, sculture, strumenti scientifici, mobili, gemme, monete, medaglie, libri, arazzi, iscrizioni antiche, ordinate secondo i principi dei generi e delle classi, avrebbero costituito una delle collezioni più importanti al mondo, in grado di rappresentare un vero e proprio prototipo di collezionismo ancorché anticipatore delle tendenze del secolo a seguire.
Una mostra, inaugurata nell’anniversario dei quattrocento anni dalla sua nascita ( 1617-1675) lo celebra nei saloni del Tesoro dei Granduchi a Palazzo Pitti con il titolo “Leopoldo de’ Medici principe dei collezionisti” a cura di Valentina Conticelli, Riccardo Gennaioli e Maria Sframeli. Ed è qui nel palazzo dove risiedeva all’ultimo piano a contatto con il sottotetto, uno spazio adibito a Guardaroba personale, diviso per generi, così come ci è pervenuto attraverso le descrizioni di Diacinto Maria Marmi, che si è ricreata una selezionata galleria di quella che era l’immensa collezione di Leopoldo de’ Medici, poi confluita alla Galleria degli Uffizi e a Palazzo Pitti. Figlio del granduca Cosimo II e dell’arciduchessa Maria Maddalena D’Austria Leopoldo de’ Medici si serviva di una vasta rete di agenti, mercanti e segretari sia italiani che stranieri che operavano in tutto il mondo e attraverso i quali radunò esemplari eccellenti nei diversi ambiti della produzione artistica.
“ Uno dei più voraci collezionisti – osserva Eike D. Schmidt Direttore delle Gallerie degli Uffizi – non solo nella storia di Firenze e dei Medici, ma d’Europa, il Cardinale era dominato da una passione totale per l’arte. Lo guidava negli acquisti la sua genialità visionaria, che lo portò ad esplorare – e ad accaparrarsi – interi nuovi continenti nella materia collezionistica, e a disporre con finissimo intuito museo logico. Si deve a lui, ad esempio, il primo nucleo della raccolta degli autoritratti, ancor oggi unica al mondo per genere e ampiezza”. In onore di Leopoldo la Galleria degli Uffizi ha recentemente acquisito il dipinto “Autoritratto nello studio” di Michelangelo Cerquozzi 1640 circa, entrato nella collezione Capponi e all’epoca sfuggito a Giuseppe Maria Casarenghi agente del cardinal Leopoldo che lo aveva visionato per la collezione degli autoritratti. Sin dall’inizio Leopoldo riuscì a predefinire la sua collezione con una struttura portante in grado di resistere al tempo e di affascinare fino ai nostri giorni, senza lasciare nulla al caso, tutte le contrattazioni erano regolate da una precisa prassi.
Fu in occasione delle importanti campagne di scavo a Roma che riuscì ad aggiudicarsi sculture antiche di notevole pregio, promotore dell’Accademia del Cimento collezionò molti strumenti appartenuti a Galileo Galilei oggi conservati al Museo Galileo, nella sua collezione non mancarono rarità e oggetti provenienti dall’Oriente e dai Paesi del Nuovo Mondo mentre i suoi contatti con il Nord Europa lo portarono a collezionare importanti gruppi scultorei in avorio di carattere sia sacro che profano come quelli in mostra di Johann Balthasar Stockamer o a commissionare importanti reliquiari come quello di Santa Candida, lo sfarzo delle sue stanze è stato ricreato con una suggestiva parete in taffetà rosso dove è possibile ammirare i dipinti del Tiziano, Pontormo, Veronse,
Bronzino, nelle loro superbe cornici dorate disegnate da Pietro da Cortona e Ciro Ferri. Numerose sono le effigi di Leopoldo de’ Medici, una delle più suggestive è il grande ritratto di lui bambino vestito alla polacca in sella a una cavallo bianco sontuosamente bardata, come si conviene ad un principe, dipinto da Giusto Suttermans nel 1624. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 28 gennaio 2018.