Il Rinascimento Giapponese, in mostra alla Galleria degli Uffizi tre secoli di arte pittorica del Paese del Sol levante

Sarà aperta al pubblico da domani fino al 7 gennaio la mostra “Il Rinascimento Giapponese. La natura nei dipinti su paravento dal XV al XVII secolo” allestita nell’Aula Magliabechiano, la prima del suo genere in Europa : paraventi pieghevoli e porte scorrevoli, Tesori Nazionali e  Proprietà Culturali Importanti e provenienti da musei, templi e dall’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone. Le opere, su carta e perciò delicatissime, saranno esposte in tre rotazioni di 13 alla volta, al fine di garantirne la conservazione dall’esposizione alla luce.

Questo evento corona il centocinquantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche bilaterali tra Italia e Giappone intraprese con la firma del Trattato di Amicizia e di Commercio il 25 agosto 1866. « Italia e Giappone si incontrano quindi agli Uffizi e la cultura si rivela così un ponte sul quale due grandi Paesi, eredi di antiche civiltà forti di solide tradizioni, rinnovano la propria amicizia. Un legame antico, consolidato dalle numerose iniziative culturali realizzate nei due Paesi per celebrare questa importante ricorrenza.» (Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo).

Si tratta di una selezione di 39 grandi pitture di paesaggio e natura, molte delle quali difficili da vedere anche in Giappone perché non esposte al pubblico, nel classico formato del paravento pieghevole (byōbu) e delle porte scorrevoli (fusumae). Con questa rassegna si mette in scena il periodo d’oro della produzione artistica giapponese, tra l’epoca Muromachi e l’inizio dell’epoca Edo (XV – XVII secolo), in cui emergono ideali estetici tra loro opposti, e ancora oggi riconoscibili nel paese. Da una parte infatti abbiamo la pittura monocroma ed evocativa, fatta di vuoti interrotti da linee essenziali e veloci, legata alla filosofia zen e alla cultura cinese: non è un caso che questo tipo di bellezza severa abbia incontrato i gusti della classe guerriera a partire già dall’epoca Kamakura, (1185–1333), e che quello stile fosse utilizzato per decorare templi e residenze di samurai. Di segno opposto è la pittura più squisitamente giapponese, con fondi oro e campiture piatte di colore su cui si stagliano delicati elementi naturali: più esplicita e narrativa, essa era adatta a decorare grandi residenze aristocratiche e borghesi, castelli e palazzi. In mostra, paesaggi dalle atmosfere rarefatte e simboliche – di sommi artisti quali Hasegawa Tōhaku, Kaihō Yūshō, Unkoku Tōgan – si confrontano con dipinti della tradizione Kanō, rappresentanti fiori e uccelli, le quattro stagioni, luoghi divenuti celebri grazie alla letteratura e alla poesia rappresentati con colori brillanti secondo le modalità dello yamatoe. Queste gioiose atmosfere, traboccanti gratitudine per le bellezze del creato, così come i caratteri zen riconducibili all’austerità, alla povertà, all’imperfezione, all’irregolarità di forme e materiali, esprimono una concezione della natura come specchio dell’animo umano già presente da secoli e definita con il termine mono no aware, “il sentimento per le cose”. Un insegnamento prezioso e uno spunto di riflessione anche per l’Occidente, per una riconsiderazione dell’ambiente e del rapporto dell’uomo con esso.

La bellezza e la mutevolezza dell’universo che ci circonda – espresse nelle dimensioni imponenti di uno o più spesso due paraventi, a due o sei ante, affiancati l’uno all’altro, o nei pannelli delle porte scorrevoli che dividevano le stanze – comunicano il profondo legame che lega il popolo giapponese alla natura. L’uomo ne diventa parte integrante, immergendosi nel paesaggio con l’attitudine panteistico shintoista che sta alla base di tutta la cultura letteraria e visiva del Giappone.

Come afferma Miyata Ryōhei Commissario del Bunkachō (Agenzia per gli Affari culturali del Giappone) «questa rassegna offre al pubblico italiano la possibilità di ammirare lo splendore della cultura artistica giapponese e comprenderne la profonda sensibilità nei confronti della natura.»

 Il Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, rileva altresì «che i meccanismi di committenza in Oriente non erano diversi da quelli di una qualsiasi corte rinascimentale e barocca in Europa, né da quello che vediamo ora nella nostra società capitalistica: i paraventi che decoravano residenze, castelli e templi giapponesi erano manifestazione del prestigio del proprietario o del donatore e dovevano rispecchiarne l’autorità, la ricchezza, il potere culturale, il livello d’istruzione. Nel Giappone delle epoche Muromachi, Momoyama e dell’inizio di quella Edo – dal secondo Trecento al primo Seicento, dunque quasi esattamente nello stesso periodo in cui in Europa si affermano Masaccio, Piero della Francesca, Raffaello, Michelangelo, Grünewald, Tiziano, Caravaggio – si assiste a uno sviluppo di committenze che porterà a un’altrettanto grande fioritura delle arti, che possiamo senz’altro definire “rinascimento giapponese”.»

La mostra curata, come il catalogo edito da Giunti, da Rossella Menegazzo (professore dell’Università degli Studi di Milano) con la con la collaborazione di Asaka Hiroshi, Watada Minoru, Tsutsui Tadahito è organizzata dalla Gallerie degli Uffizi in collaborazione con l’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone e con il supporto dell’Ambasciata del Giappone in Italia e promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, le Gallerie degli Uffizi, il Bunkachō (Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone), l’Ambasciata del Giappone, l’Università degli Studi di Milano e Firenze Musei.

Scuola Kanō (copia da originale di Kanō Motonobu del 1550)
Uccelli e fiori delle quattro stagioni
Inizio del XVII secolo (periodo Edo; il dipinto originale è del 1550, periodo Muromachi)
Coppia di paraventi a sei ante
Inchiostro, colore e foglia d’oro su carta, cm 152,9 x 349 (ciascun paravento)
Ōsaka shiritsu bijutsukan (Museo Municipale d’Arte di Osaka)

Scuola Kanō (copia da originale di Kanō Motonobu del 1550)
Uccelli e fiori delle quattro stagioni
Inizio del XVII secolo (periodo Edo; il dipinto originale è del 1550, periodo Muromachi)
Coppia di paraventi a sei ante
Inchiostro, colore e foglia d’oro su carta, cm 152,9 x 349 (ciascun paravento)
Ōsaka shiritsu bijutsukan (Museo Municipale d’Arte di Osaka)

Kanō Shōei (1519 – 1592)
Uccelli e fiori delle quattro stagioni
Metà del XVI secolo (periodo Momoyama)
Coppia di paraventi a sei ante
Inchiostro su carta, cm 156,5 x 350,4 (ciascun paravento)
Kyōto kokuritsu hakubutsukan (Museo Nazionale di Kyoto)

Kanō Shigenobu
(attivo nella prima metà del XVII secolo)
Spighe di grano e papaveri
Prima metà del XVII secolo (periodo Edo)
Coppia di paraventi a sei ante
Inchiostro, colore e foglia d’oro su carta, cm 151,5 x 363 (ciascun paravento)
Tokyo, Idemitsu bijutsukan (Museo d’Arte Idemitsu)

Hasegawa Tōhaku (1539 – 1610)
Scimmie e foresta di bambù
Tardo XVI secolo (periodo Momoyama)
Coppia di paraventi a sei ante
Inchiostro su carta, cm 154 x 361,8 (ciascun paravento)
Designato importante proprietà culturale (Jūyō bunkazai)
Kyoto, Shōkokuji

Tawaraya Sōtatsu (attivo nella prima metà del XVII secolo)
Sentiero d’edera
Inizio del XVII secolo (periodo Edo)
Coppia di paraventi a sei ante
Inchiostro, colore e foglia d’oro su carta, cm 158 x 358 (ciascun paravento)
Designato importante proprietà culturale (Jūyō bunkazai)
Kyoto, Shōkokuji

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