La Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio dell’Abruzzo fa conoscere al pubblico online, attraverso il canale YouTube del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, l’intervento di restauro del dipinto “La figlia di Iorio” di Paolo Michetti (https://www.youtube.com/
Il dipinto, di notevoli dimensioni (cm 208 x550), fu realizzato dal pittore pescarese nel 1895 e illustra una scena che aveva vissuto insieme a Gabriele D’Annunzio, nel centro di Tocco Casauria: l’irrompere nella piazza del paese di una ragazza giovane e formosa, inseguita da un gruppo di mietitori” imbestiati dal sole, dal vino e dalla lussuria”, secondo quanto si legge in “Ora luminosa” di Filippo Surico. Ed ecco dunque la figura della giovane donna vestita di rosso, col capo coperto, che passa davanti a cinque uomini seduti a terra; la osservano, ciascuno con una propria espressione: chi con malizia, chi composto, uno con l’aria di aver ammiccato qualcosa, l’altro con lo sguardo trasognato… Sulla grande tela, le mani dei restauratori che operano minuziosamente secondo una serie di inquadrature di primo e primissimo piano realizzate da Nicola Genovesi.
Nel filmato si apprende, tra le altre cose, che la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio dell’Abruzzo, diretta dalla Soprintendente Rosaria Mencarelli, ha realizzato l’intervento con fondi ministeriali resi disponibili dal Segretariato regionale Abruzzo: 40.000 euro per il restauro conservativo che consente la restituzione al pubblico di una delle opere più iconiche di Michetti e della produzione pittorica moderna abruzzese, tanto da aggiudicarsi, all’epoca della sua realizzazione, il primo premio della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia e di meritare, nella recente fase di cantiere della Soprintendenza, la continua visita delle scuole superiori di Pescara, alle quali sono state illustrate operazioni e tecniche impiegate.
“Il restauro, del resto, cita la voce narrante del video, è l’arte di salvare la fragilità della grande bellezza; la conservazione e la restituzione dell’opera rappresentano responsabilità non solo culturali, ma, soprattutto, civili”.