Sta per concludersi a Pietrasanta Il balcone del cielo, la mostra di Franca Pisani, allestita nel suggestivo Complesso monumentale di Sant’Agostino di Piazza del Duomo. Inauguratasi alla fine di ottobre 2024, l’esposizione antologica con cui l’Artista ha inteso festeggiare il proprio mezzo secolo d’attività artistica e al tempo stesso celebrare l’universo femminile, chiuderà domenica 9 febbraio con un finissage incentrato su alcuni momenti salienti della carriera di Pisani.
Alle 17, nella Sala dell’Annunziata del Chiostro di Sant’Agostino, dopo i saluti del Sindaco di Pietrasanta, Alberto Stefano Giovannetti, in dialogo con l’Artista interverrà la storica dell’arte Francesca Sborgi ponendo attenzione sugli inizi della parabola artistica di Pisani, iniziata proprio il 10 febbraio del 1974 (giorno del suo compleanno) con la pubblicazione di Album operozio, oggi rintracciabile nelle collezioni di alcuni tra i più importanti musei d’arte contemporanea del mondo.
A seguire è previsto l’intervento di Manuela Crescentini, vedova di Enrico Crispolti (e attuale Presidente dell’Archivio a lui intitolato) con il quale Pisani pubblicò qualche anno dopo Manumissio, progetto di allontanamento dall’arte concettuale che ne aveva caratterizzato l’azione fino a quel momento.
L’ingresso al finissage della mostra è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Durante il periodo d’apertura della mostra, l’Artista ha più volte condotto visite guidate all’esposizione che è stata ammirata da migliaia di persone, molti addetti ai lavori e perfino intere classi scolastiche grazie a insegnanti particolarmente sensibili nei confronti dell’arte contemporanea. E alla fine, onorata di aver avuto l’opportunità di esporre le proprie opere nella città dove vive, Franca Pisani ha più volte dichiarato che è sempre stata «una grande emozione».
L’idea di mostra
Curata da Alberto Dambruoso, la mostra nasce idealmente all’indomani di “Sette anni di arte concettuale a Firenze (1974-1981)”, la conferenza che Franca Pisani ha tenuto nell’Auditorium degli Uffizi nel marzo del 2023, per illustrare le proprie radici artistiche che affondano nell’arte concettuale e nella poesia visiva che oltre mezzo secolo fa ebbero un grande impulso a Firenze, prima con esponenti come Ketty La Rocca ed Eugenio Miccini, e poi grazie allo Studio d’artista di Franca Pisani, vera fucina di idee e di rapporti con le realtà artistiche di tutta Europa.
Poi nel 2016 il trasferimento del proprio studio a Pietrasanta – «per vivere e lavorare il più vicino possibile all’arte» disse una volta l’Artista – e l’avvio di una nuova fase creativa, ricca di ricerche e sperimentazioni, che ha già dato frutti molto apprezzati.
Quindi l’occasione di «un’antologica sotto casa», come ha definito Franca Pisani la mostra che sta per concludersi.
Protagonista di mostre in Italia (tre volte alla Biennale di Venezia) e all’estero (da Parigi a Monaco di Baviera, da Chicago a New York, da Madrid a Berlino), Franca Pisani ha scelto di confezionare la propria antologica a ritroso, partendo cioè dalle opere pittoriche frutto dei suoi ultimi stati d’animo, con il colore tornato finalmente a imporsi sul nero e dove si guarda al futuro con rinnovato ottimismo, per giungere alle testimonianze dei primi anni di attività artistica, il tutto lungo un percorso che dura da 50 anni e durante il quale Pisani ha sempre dimostrato una speciale sensibilità per il rispetto dei diritti delle donne. E come si conviene in certi casi, non mancheranno novità, opere già note, pezzi unici e la consueta varietà di supporti materici e tecniche espressive che da sempre caratterizzano l’arte di Franca Pisani.
Per tutti questi mesi il Complesso di Sant’Agostino – realizzato tra il XV e il XVI secolo – è stato invaso dalle realizzazioni di Pisani: nella grande chiesa, nei chiostri e nei giardini adiacenti, in un susseguirsi di pitture, sculture, installazioni, opere di vario genere – compresi alcuni frammenti dei già citati Album operozio e di Manumissio, rispettivamente i progetti di avvicinamento e di allontanamento dall’arte concettuale della seconda metà degli anni Settanta – provenienti alcune mostre tenute nello Studio d’Artista di Franca Pisani nell’Oltrarno fiorentino, uno dei cuori popolari del capoluogo toscano.
Il percorso espositivo
Dopo la conferenza agli Uffizi del marzo 2023, che ha “storicizzato” l’appartenenza di Franca Pisani al gruppo dei capiscuola della “poesia visiva” e della “arte concettuale”, ha preso vita il progetto dei black che si ammira nella grande chiesa sconsacrata di Pietrasanta.
Si tratta di dieci teleri (che ricordano le grandi tele molto diffuse in Veneto nel XVI secolo) di dimensioni notevoli, dipinti su fondo nero caravaggesco. Le tracce segniche e lo spazio mentale dimostrano come la pittura di Franca Pisani sia tornata al colore: risplendono infatti i gialli dei girasoli di Van Gogh, come i campi della “sua” Maremma, i rossi vermiglio del tramonto, gli azzurri cobalto, i verdi turchese del mare d’estate.
E poi ci sono le figure femminili, che appartengono alla storia artistica di Franca Pisani e che sui teleri si presentano con un nuovo appeal: «Le donne rappresentate da Franca Pisani in questi grandi teleri – dice Alberto Dambruoso, curatore della mostra – sono le eroine silenziose di tutti i giorni. Sono le nostre madri che ci hanno cresciuto, quelle che hanno rinunciato alla carriera per amore dei figli e dei propri compagni, quelle che hanno combattuto per i propri sacrosanti diritti all’interno di una società che tuttavia non le considera ancora pari all’uomo».
Per esaltare l’architettura ad una sola navata della Chiesa, il cui pavimento è disposto su vari livelli che si adeguano alla pendenza del terreno, sono stati realizzati dieci parallelepipedi in legno che accolgono le grandi tele che misurano 300 x 300 centimetri formando una sorta di percorso. I visitatori sono infatti accompagnati fino alla sala del coro, nel retro del Pulpito, dove la scultura in marmo statuario dell’Altissimo, denominata Archeosegno (esposta per la prima volta alla Biennale di Venezia del 2017) risulta il prezioso messaggio segnico tridimensionale della mostra, dal peso di circa 30 kg, che misura 120×40 centimetri e fu realizzato nei laboratori della Henraux di Querceta “scavando” un iniziale blocco lapideo di quasi mezza tonnellata.
Nella vicina Sala del Capitolo trova spazio un’altra sezione della mostra, sospesa fra arte e scienza, con lo scopo di rendere partecipe la comunità dell’importanza e della bellezza della flora marina. Le opere ritraggono dei veri e propri acquari dove le alghe sono benefiche produttrici di ossigeno, utili per gli esseri marini e terrestri, che vengono utilizzate nell’industria come valide sostitute delle plastiche, oltre ad essere degli eccezionali filtri marini. L’Artista ha selezionato decine di tipi di alghe da tutto il mondo, studiandone le proprietà e l’azione. Le opere sono 12 delle dimensioni di 150 x 100 centimetri, cui si somma una scultura composta da sabbie e polimeri che misura 50 x 50 x 250 centimetri, del peso di 80 kg, per ricordare l’erosione delle dune.
Quindi nella Sala dei Putti sono esposte le opere essenziali del percorso artistico storico. La mostra propone infatti momenti unici e preziosi come gli Attraversamenti, dedicati alla sua rivoluzione ideologica oltre che formale. E poi le passate esperienze di poesia visiva e arte concettuale, l’amicizia e collaborazione con Eugenio Miccini e Ketty la Rocca, recentemente riscoperta dopo un lungo disinteresse, che lavorava sulla condizione femminile, tra i pochi esempi di arte femminista italiana.
È in questa sala che Franca Pisani espone Album operozio, del 1976, pubblicazione manuale indipendente (le cui 50 copie furono realizzate in carta pergamena) che è nella collezione della Biblioteca Hertziana di Monaco, della Yale University del Connecticut. Nel gennaio 1977 il direttore del Centre Pompidou di Parigi, Pontus Holten, la invitò all’inaugurazione del Museo e con Album operozio si ebbe un esempio di creatività artistica libera e incondizionata. Fu inoltre acquisito dal Museo National Centro Arte Reina Sofia di Madrid, dall’Università La Sapienza di Roma. Sempre nel Chiostro Pisani si può ammirare Manumissio, pubblicazione del 1977 curata da Enrico Crispolti, manifesto illuminato che si allontana dall’arte concettuale a vantaggio di un ritorno al manufatto.
Completano la mostra alcune sculture e installazioni che stazionano negli spazi all’aperto del complesso di Sant’Agostino. Ci sono due realizzazioni del 2008 (Il gioco e il mito e L’erosione delle sabbie) e una del 2009 (Anima primitiva in bronzo) che Pisani espose alla Biennale di Venezia dello stesso anno.
Dunque si tratta di opere che rappresentano un deciso passo in avanti nella sua indagine artistica, per giungere alla definizione di quel suo segno assoluto passato-presente, l’idea mediterranea di una natura che unisce pittura, scultura e installazione un progetto complesso che vede nelle potenzialità dello spazio della Sala dei Putti l’installazione di Tre nomadi, figure antropomorfe in polimeri, tela e ossidi a grandezza naturale – esposti nel Padiglione Italia diretto da Vittorio Sgarbi alla Biennale d’arte di Venezia del 2011 – che rappresentano l’anello di congiunzione di tutto, passaggi storici che hanno reso appassionante il percorso d’arte di Franca Pisani iniziato 50 anni fa.