Inaugurata nella sala Edoardo Detti del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi la mostra“L’Amico rivisitato. Amico Aspertini e altri bolognesi” a cura di Marzia Faietti direttrice del Gabinetto e di Roberta Aliventi, Laura Da Rin Bettina, Michele Grasso, Giorgio Marini e Raimondo Sassi. Sono questi infatti i nomi dei giovani storici dell’arte vincitori della borsa di studio offerta da Banca Intesa a favore del Progetto Euploos, un programma interdisciplinare di formazione professionale che nell’arco di tre anni prevede la rivisitazione critica dell’intera collezione di disegni del Gabinetto che ammonta a 150.000 opere tra disegni, incisioni, miniature, fotografie, dal Trecento ai giorni nostri attraverso la realizzazione di un catalogo completo su supporto informatico. Le opere in originale saranno visibili al pubblico fino all’8 febbraio, da martedì a domenica dalle 8,15 fino alle 18,50 con lo stesso biglietto di entrata agli Uffizi, mentre on line sarà fruibile sul sito del Polomuseale fiorentino http://www.polomuseale.firenze.it/gdsu/euploos/ in maniera permanente con un ricco e dettagliatissimo catalogo scientifico che ricostruisce dal punto di vista filologico il corpus delle opere attribuite ad Amico Aspertini (Bologna, 1473/75-1552)e ne illustra alcuni aspetti della sua ricerca grafica caratterizzata da diverse tecniche artistiche, dall’uso dell’inchiostro diluito, alla biacca, ai pigmenti colorati, l’adozione della penna sia sottile che larga e usata nelle diverse tecniche, dalla linea al tratteggio parallelo al tratto incrociato. In tutto sono 37 i disegni in mostra, provenienti dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi che ci danno una visione della sua produzione e dell’ambiente in cui si formò con i coevi Biagio Pupini e Bartolomeo Ramengo detto Bagnacavallo, o di coloro che lo avevano preceduto Lorenzo Costa e Francesco Raibolini detto il Francia e il di lui figlio Jacopo Raibolini, per lo più bolognesi, o di nascita o d’adozione. Nell’arte di Amico Aspertini è presente l’interesse per l’antico e la riflessione sui maestri contemporanei, Michelangelo e Raffaello, sui veneti e una predilezione per la cultura nordica tedesca. Tra le opere autografe per ragioni conservative non è stata esposta il Nudo maschile, prestato di recente alla mostra dedicata a Dosso Dossi presso il Castello del Buonconsiglio di Trento mentre per la rivisitazione delle opere del pittore bolognese ci si è avvalsi delle testimonianze più antiche fornite attraverso alcuni documenti come lettere inviate dal conte Annibale Ranuzzi al cardinale Leopoldo de’ Medici, gli inventari seicenteschi, tra cui la Listra de’ Nomi de’ Pittori e quelli settecenteschi.