” I cani silenziosi se ne vanno via” le opere di Francesca Banchelli in mostra al Museo Novecento

“Il momento che viviamo è un serbatoio di nuovi orizzonti e riscoperte tanto per singoli quanto per la società. È vertiginoso ma anche affascinante vivere ed essere testimoni di come il cambiamento possa arrivare tutto a un tratto, uno scivolo che ti porta da un piano a un altro”. Questa breve affermazione racchiude le riflessioni condivise da Francesca Banchelli (Montevarchi, Arezzo 1981) con il direttore del Museo Novecento, Sergio Risaliti, curatore della mostra insieme a Eva Francioli.

L’artista toscana è protagonista dell’ottavo appuntamento del progetto Duel, il cui titolo rimanda a un duello dialettico tra gli artisti contemporanei e il patrimonio artistico museale. “Si tratta di un progetto di ricerca e sperimentazione – ricorda Sergio Risaliti – pensato con il doppio scopo di valorizzare la collezione permanente e di aggiornare il pubblico sulla qualità degli artisti emergenti. Duel è un sistema di attivazione di nuove interpretazioni dell’arte del Novecento messe in campo da artisti, letture inedite che nascono dall’occhio stesso dell’artista, dalla sua capacità di entrare in dialogo con l’opera di un “collega”, individuato sulla base di interessi e ragionamenti che possono essere anche poetici, tematici e formali”. 

Francesca Banchelli, “Event”

L’esposizione I cani silenziosi se ne vanno via di Francesca Banchelli, prima personale dell’artista toscana all’interno di un museo italiano, è stata realizzata grazie al contributo del bando Exhibit Program | Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

“Siamo molto soddisfatti della qualità delle proposte pervenute per Exhibit Programdichiara Fabio De Chirico, Dirigente della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, a capo della Commissione di valutazione dei progetti – Il bando è stato ideato dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea per incentivare le buone pratiche per le mostre d’arte contemporanea in Italia. L’idea è quella di incoraggiare l’alta qualità progettuale e curatoriale, sostenendo al contempo gli artisti italiani, anche emergenti. Il progetto di Francesca Banchelli, così come gli altri sette vincitori del bando, risponde pienamente a questi requisiti di qualità”.

Francesca Banchelli, “Up the river they come”

La mostra inaugura il progetto Made in Italy organizzato con il contributo della Fondazione CR Firenze. ‘’Queste due nuove mostre – dichiara il Direttore di Fondazione CR Firenze Gabriele Gori – sono un importante segnale di una vera ripartenza da parte di una Istituzione alla quale, come è noto, siamo molto legati. È anche significativo che una delle due esposizioni valorizzi una giovane artista che espone qui la sua prima personale in un museo italiano. Sono i giovani una delle scommesse della nostra Fondazione per i prossimi anni e intendiamo sostenere tutte quelle iniziative che consentono loro di guardare al futuro con un po’ di fiducia e di ottimismo’’.

Il percorso espositivo nasce e si sviluppa attorno al dialogo con l’opera Apocalisse, dipinta da Scipione (Gino Bonichi) nel lontano 1930 e selezionata da Banchelli diversi mesi fa, prima che il mondo venisse travolto dalla pandemia. Vista con il senno di poi, la sua scelta può suonare quasi come una profezia, un presagio o una fortunata intuizione. In realtà si tratta, più probabilmente, della capacità di alcuni artisti di percepire il mondo e l’attualità, di posizionarsi in essi, al punto giusto e al momento giusto. Francesca Banchelli ha un’idea ben precisa della funzione dell’arte e della pratica artistica, che forse la avvicina al suo predecessore Scipione. È convinta della necessità dell’opera come epifania ed evento gnoseologico imprescindibile all’evoluzione della specie umana. Ci sono elementi linguistici, inoltre, che legano il percorso della Banchelli a Scipione, e per estensione a quel clima artistico, a quella temperatura stilistica; un certo modo di intendere il linguaggio figurativo come strumento di approdo alla realtà attraverso l’esperienza onirica, surreale dell’immaginario e del sogno.

Francesca Banchelli “A bird, A girl, a boy, a bird, a man”, 2016.

Come molti altri artisti della sua generazione, Banchelli lavora con materiali e tecniche diversi, dalle azioni performative, tra danza e teatro, ai video, al disegno, alla pittura, alla scultura e al suono. Tutte le opere esposte restituiscono in questo senso la poliedricità della sua attività e si legano ad un progetto che l’artista porta avanti da diversi anni attorno al tema del fuggitivo. I fuggitivi sono figure solitarie o piccole comunità che si incamminano e si incontrano, fisicamente o idealmente, per riformulare un nuovo inizio, a partire da qualcosa che si è interrotto o è stato distrutto. Soggetti di un’esperienza umana del mondo e della storia che sembrano sospesi tra il naufragio e l’approdo, in un tempo in cui fare comunità, creare un nucleo, fatto di desideri e aspettative condivise sembra poter essere l’inizio di una rivoluzione neo-umanistica che potrà coinvolgere alla fine tutti. Apocalisse e l’epopea dei Fuggitivi si parlano tra loro nel segno del cambiamento epocale e di un tempo a venire dopo l’esperienza della crisi e del deserto.

In questo senso, esiste un fil rouge, una comune narrazione, che lega la mostra di Mafai a quella di Banchelli ed è rappresentato dalla figura di Scipione, amico e compagno sodale del primo, nell’ambito della stagione breve ma intensa della Scuola romana, e punto di riferimento della giovane artista. I grandi dipinti della Banchelli, infatti, si caratterizzano per un linguaggio pittorico intriso di romanticismo ma allo stesso tempo anche surreale e onirico come quello di Scipione, dove le figure sembrano avere la funzione di testimoni e custodi di presagi e profetiche visioni.

            

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