Ha chiuso domenica 9 febbraio 2020, a Palazzo Blu di Pisa, la mostra FUTURISMO. Curata da Ada Masoero, organizzata da Fondazione Palazzo Blu insieme con MondoMostre, con il patrocinio della Regione Toscana e del Comune di Pisa. Catalogo edito da Skira Editore.
62.000 persone, con picchi di oltre 2.000 ospiti negli ultimi weekend, hanno visitato la mostra FUTURISMO nelle sale di Palazzo Blu di Pisa. I capolavori più significativi di questo straordinario movimento artistico sono stati eccezionalmente l’uno accanto all’altro, dall’11 ottobre 2019 al 9 febbraio 2020. La provenienza dei visitatori, quasi l’85%, è stata per lo più dalle regioni Toscana, Liguria e Lazio e più di 20.000 gli ingressi di gruppi e scuole.
Una mostra che ha voluto presentare una ricostruzione quasi unica dell’«universo» delle arti visive futuriste, con più di 110 opere esposte, divise in sezioni dedicate ai manifesti teorici pubblicati dal movimento. Le stelle più luminose della prima stagione futurista – Boccioni, Carrà, Russolo, Balla, Severini, oltre al visionario architetto Antonio Sant’Elia – hanno riempito lo stesso cielo della grande astrazione geometrica immediatamente successiva, quella di Balla, che raccolse l’eredità di Boccioni e Depero che riuscì a contaminare dei principi del futurismo la vita quotidiana degli anni ‘20, colonizzando moda, arredamento, arti decorative, scenografie e grafica. Un viaggio che si è spinto ancora oltre, fino al culto del volo, teorizzato dal Manifesto dell’aeropittura dei primi anni ’30, firmato da un folto gruppo d’artisti, da cui scaturirono dipinti inediti e di grandissima suggestione.
Ospiti eccellenti e rari di uno stesso simposio, i maestri del futurismo esposti a Palazzo Blu di Pisa – in grande maggioranza, dipinti museali o di importanti collezioni private, oltre ad alcuni disegni, progetti e oggetti d’arte – si proponevano per la prima volta, di provare come i più grandi fra gli artisti futuristi seppero rimanere fedeli alle riflessioni teoriche enunciate nei manifesti, traducendole in immagini dirompenti, innovative e straordinariamente felici sul piano artistico.
Un’operazione resa possibile dalla non comune quantità dei prestatori: ben 29 diversi tra cui il Mart di Rovereto (21 opere), la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (9 opere), il Museo del Novecento e GAM (16 opere) e il Castello Sforzesco – Civico Gabinetto dei Disegni Milano e collezione stampe Achille Bertarelli – (10 opere), più altre importanti collezioni pubbliche e private. Segno di una capillare ricerca di pezzi davvero unici e significativi di questo movimento che non a caso solo 5 anni fa veniva omaggiato dal Solomon Guggenheim Museum di New York nella mostra intitolata “Italian Futurism 1909-1944. Recontsructing the Universe”, a cura di Vivien Greene.
Durante i mesi della mostra non sono mancati gli approfondimenti, con eventi che hanno portato a Pisa nomi importanti come Marco Carminati, storico dell’arte e giornalista e Emilio Gentile, professore universitario tra i maggiori esperti di storia del Fascismo.
Da gennaio inoltre l’esposizione è stata arricchita dal ritratto di Antonio Pacinotti, dipinto dal maestro futurista Giacomo Balla. Di proprietà dell’Università di Pisa, il ritratto, poco noto e per molti versi inedito, è stato esposto gratuitamente a Palazzo Blu per far conoscere al pubblico anche il Balla che negli anni ’30 si dedica alla ritrattistica, celebrando il grande scienziato pisano inventore della dinamo.