Firenze. Restaurata la tavola quattrocentesca con Sant’Antonio Abate in trono della Basilica di San Lorenzo grazie ai Friends of Florence

Torna nella basilica di San Lorenzo, dopo l’accurato restauro di Lucia Biondi, reso possibile grazie al contributo dei Friends of Florence, un’altra tavola quattrocentesca, poco nota e finora  scarsamente studiata, ma il cui restauro ha fornito l’occasione di analisi e ricerche. L’intervento è stato realizzato sotto la direzione della dott.ssa Monica Bietti, funzionario per la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e  Prato e lo studio dell’opera è stato condotto dalla dott.ssa Nicoletta Pons che ha approfondito  alcuni aspetti storico-artistici utili alla sua conoscenza e comprensione.

“Un’altra opera restaurata dai Friends of Florence ritorna nella splendida basilica di San Lorenzo – sottolinea la Presidente Simonetta Brandolini d’Adda che così continua – siamo molto felici di aver contribuito a un recupero conservativo che ha consentito di aggiungere nuove informazioni utili a una maggiore conoscenza del manufatto e dell’artista. Il compito della nostra fondazione è proprio  collaborare con le istituzioni e i professionisti per consentire alle generazioni presenti e future di fruire di questo patrimonio e crescere nei valori della cultura occidentale. Ringrazio la donatrice Prof.ssa Sarah Wiggins, Monsignor Marco Viola priore della Basilica di San Lorenzo, l’Opera Medicea Laurenziana, la Dott.ssa Monica Bietti per la Soprintendenza, la restauratrice Lucia
Biondi che ha eseguito l’intervento insieme al suo staff e la Dott.ssa Nicoletta Pons che ha  approfondito lo studio storico artistico dell’opera ampliandone la conoscenza.”

Sant’Antonio Abate in trono, San Lorenzo e San Giuliano, Maestro del Tondo Borghese, tavola dopo il restauro

 

L’opera con la predella e la sua cornice monumentale è stata ritirata dalla chiesa il 2 ottobre 2017, per iniziare dopo poco il lungo e complesso intervento di restauro. I problemi principali, che hanno convinto i restauratori a intervenire tempestivamente, consistevano in un vistoso attacco di insetti del legno, dimostrato dai numerosi fori di uscita presenti sulla superficie dipinta e l’estrema fragilità della pellicola pittorica che si era sollevata in una serie di
bolle e crestine diffuse su tutta la superficie. Oltre a questi problemi, strettamente conservativi, la pregevole pala d’altare ne presentava anche altri di ordine estetico, legati alle incaute puliture del passato, che avevano impoverito la pittura, soprattutto per ciò che riguarda la figura di San Leonardo sulla sinistra. A questi effetti negativi si aggiungeva l’alterazione della vernice e dei ritocchi dell’ultimo restauro, effettuato nei laboratori della Vecchia Posta agli Uffizi nel 1953.

Durante il restauro è stato quindi disinfestato il supporto in legno mediante anossia,in seguito è stata asportata la vernice ingiallita insieme ai ritocchi scuriti e il lavoro è stato  completato da fermatura, stuccatura e restauro pittorico. Accanto a ciò è stato eseguito il recupero della grande cornice all’antica, pesantemente ridipinta di
colore grigio per imitare l’architettura della chiesa in pietra serena. La complessa pulitura ha permesso di recuperare la decorazione sottostante, frammentaria ma preziosa, a base di azzurrite  e foglia d’oro zecchino, che è stata quindi completata con gli stessi materiali, per riconsegnarel’opera alla cappella in tutta la sua importanza di pala rinascimentale.

Particolare San Giuliano, Maestro del Tondo Borghese, dopo il restauro.

 

E’ qui raffigurato sant’Antonio Abate in trono tra San Leonardo, nelle sembianze di un giovane diacono che regge le tenaglie che liberavano dalle manette i carcerati e San Giuliano ospitaliere, in veste di cavaliere con la spada. Storie dei tre santi si leggono nella predella con Sant’Antonio  scappa dalla tentazione del monte d’oro al centro, San Leonardo che libera i carcerati a sinistra e San Giuliano che uccide per sbaglio i genitori a destra. L’opera è da ricondursi nel catalogo del cosiddetto Maestro del Tondo Borghese, che prende il nome da un tondo con la Sacra Famiglia della Galleria Borghese di Roma. Varie ipotesi sono state avanzate per identificare l’ignoto pittore, ma nessuna risulta del tutto convincente. Attivo fra  Quattro e Cinquecento, a Firenze e forse in Romagna – dove lascia opere a Bagno di Romagna – il pittore rivela una cifra stilistica che sembra indicare una frequentazione dell’ambito dei Ghirlandaio e dei Rosselli. Come frescante, fra il 1492 e il 1494, fu presente in Vaticano nel variegato cantiere degli Appartamenti Borgia che, sotto la guida del Pinturicchio, accolse numerosi artisti toscani.
Lavorò in chiese e conventi di Firenze e della sua periferia, interprete di un filone essenzialmente devoto. La sua maniera è assai ripetitiva, quasi del tutto esente da scarti stilistici, che non rendono facile l’inquadramento cronologico delle sue opere.

Particolare San Giuliano, Maestro del Tondo Borghese, dopo il restauro.

 

Nella tavola di San Lorenzo, tuttavia, i modi legnosi, incisi, asciutti del Maestro, acquistano una qualità inusitata, una morbidezza e un agio compositivo che evocano lo stile di Domenico  Ghirlandaio e inducono a ipotizzare una collaborazione con quest’ultimo, alla cui bottega la pala  era in passato attribuita. Tale collaborazione non presuppone necessariamente un’appartenenza del pittore alla bottega, tuttavia tangenze con l’atelier ghirlandaiesco sono frequenti nella sua intera  attività.La tavola è attualmente collocata nella cappella Da Fortuna, mentre fu dipinta per quella dei  Taddei (dei quali è visibile lo stemma), quinta della navata sinistra della basilica. La cappella fu  fondata da Antonio di Taddeo di Filippo Taddei (1415 – 1489) che abitava vicino alla chiesa ed era
legato ai Medici. Antonio apparteneva agli Operai di San Lorenzo e con Giovanni Aldobrandini e  Niccolò Martelli e i suoi eredi aveva fondato la Cappella degli Operai, dedicata all’Annunciazione di Maria Vergine, dove è  ’Annunciazione di Filippo Lippi. Solo successivamente fece erigere un’altra cappella di famiglia. Non conosciamo la data certa di costruzione, ma abbiamo numerosi  indizi che ci permettono di fissare un tempo almeno approssimativo intorno allo scadere del nono decennio del XV secolo.

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