Nel prossimo biennio una serie di eventi, sia in Italia che in Germania, celebreranno la figura di Johann Joachim Winckelman in occasione del l’anniversario dei 300 anni dalla nascita e 250 dalla morte. Ed è’ proprio per il giubileo dedicato a Winckelman ( 1717-1768) che il Museo Archeologico Nazionale ospita la mostra ‘ Winckelman, Firenze e gli Etruschi’ , fino alla fine di gennaio. Documenti d’epoca, oggetti d’arte che ci parlano del suo soggiorno fiorentino avvenuto tra il 1758 e il 1759 in cui ebbe modo di studiare l’arte etrusca, tassello fondamentale per la redazione della sua ‘ Storia dell’Arte presso gli Antichi’ che partendo dagli Egizi sarebbe giunta fini ai Romani.
Durante il suo soggiorno fiorentino avrebbe programmato anche dei viaggi, Volterra, Chiusi, Cortona, Arezzo. Luoghi che purtroppo non saranno visitati, lasciando comunque un giudizio complessivamente positivo dell’arte etrusca, legata alle buone condizioni climatiche, geografiche e politiche. Poco era noto, alla metà del Settecento, dell’arte etrusca, il grande studioso però poté vedere a Firenze sia l’Arringatore che la Chimera, due massimi esempi della statuaria etrusca, ancora oggi conservati al primo piano di Palazzo della Crocetta dove furono collocati nel 1870 e senza dubbio pezzi di maggiore attrazione per la visita al museo fiorentino che, ricordiamo, vanta una delle collezioni più importanti al mondo.
Il contributo fondamentale agli studi, apportato fa Winckelman sta nel fatto che fu il primo a storicizzare l’arte etrusca e a porla all’attenzione europea, grazie alle sue pubblicazioni. Per la prima volta le opere dell’arte etrusca venivano osservate secondo un approccio storico e non più esclusivamente antiquario, come accadeva alla sua epoca, un metodo che estenderà a tutta l’arte antica, facendolo considerare il padre dell’ archeologia. La mostra patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e ‘ organizzata in collaborazione con il Museo Archeologico, Università degli Studi di Firenze, la Winckelman Gesellschaft di Stendal, la fondazione Sehen.
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