“…ammirasi un quadro lungo, nel quale si rappresenta la sontuosa Mascherata fatta già dal Signor Principe Borghese nel 1664, regnando Alessandro VII opera di Gio: Pauolo Schor Thedesco, che non solo figurò il quadro col prospetto dell’uno, e l’altro Palazzo in Roma, spettante al medesimo Signor Principe, ma fù anche l’inuentore di tutta la macchina del carro, tirato da quattro generosi cavalli al paro, secondo l’uso degli antichi trionfi, che, ornano egli tutto, come si vede, di finissimi intagli messi à oro, ed abbellito sopra, e d’ogn’intorno con vasi e scompartimenti di fiori, esprimeua il Giardino dell’Hesperidi…”
La dettagliata descrizione si deve a Domenico Montellatici che nella sua guida di Villa Borghese stampata nel 1700 ci presenta il sontuoso dipinto collocato nel salone al piano terra. Il grande dipinto di Johann Paul Schor raffigurante Il corteo del principe Giovan Battista Borghese per il Carnevale di Roma del 1664, acquisito di recente dalle Gallerie degli Uffizi , è stato oggetto di studi ed è il fulcro attorno al quale è stata realizza la mostra “Il carro d’oro di Johann Paul Schor. L’effimero splendore dei carnevali barocchi” a cura di Maria Matilde Simari e Alessandra Griffo, aperta a Palazzo Pitti, in occasione del Carnevale.
“L’acquisto del grande dipinto – come ha sottolineato Eike Schmidt direttore delle Gallerie degli Uffizi – si è rivelato una grande opportunità per approfondire gli studi sull’artista e per ricostruire non solo la storia dell’evento raffigurato sulla tela, ma tutto un tessuto di relazioni artistiche e di committenza nel secondo Seicento a Roma e a Firenze. Relazioni che, come illustra Markus Neuwirth, affondano negli studi scientifici promossi dai Gesuiti di Innsbruck e che trovavano nell’arciduca del Tirolo Leopoldo V – in contatto con Galileo- un fervente sostenitore”.
Johann Paul Schor “In grado di disegnare qualsiasi cosa” secondo quanto riportato da Gian Lorenzo Bernini e in grado di dominare gli effetti teatrali delle macchine che progettava poteva contare su solide basi teoriche e studi di ottica aggiornatissimi. Il giallo dell’oro risplende sulle pareti della Sala delle Nicchie che come uno scrigno prezioso offre al pubblico la visione di due dipinti straordinari, di fronte al corteo carnevalesco di Schor, artista tirolese dell’effimero e grande collaboratore di Gian Lorenzo Bernini, troviamo infatti il dipinto della celebre Giostra dei Caroselli a Palazzo Barberini allestita il 28 febbraio del 1656 in onore della regina Cristina di Svezia che si era convertita al cattolicesimo, alla cui progettazione lavorò lo stesso Schor, opera dipinta da Filippo Lauri e Filippo Gagliardi che arriva in prestito eccezionalmente dal Museo di Roma di Palazzo Braschi.
Alle pareti nelle incisioni di Stefano della Bella la Festa nell’anfiteatro di Boboli per le nozze del principe Cosimo e Marguerite Louise D’Orléans, mentre la serie dei Balli di Sfessania di Jacques Callot, una raccolta di 24 acquaforti provenienti dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, ci presentano una galleria di maschere dai nomi bizzarri, alcuni dipinti di scene carnevalesche e in particolare l’opera di Bartolomeo Bianchini restaurata per l’occasione, al centro la sala ospita una monumentale Culla da parata, che presto verrà acquisita dalle Gallerie degli Uffizi, realizzata nella bottega dei fratelli Schor per una principessa romana, culla che veniva usata per mostrare alle élite dell’epoca l’aristocratico neonato.
La mostra si chiude con una sezione dedicata ai dettagli decorativi delle carrozze, banco di prova per numerosi artisti nel Seicento, tra i fogli in mostra quello attribuito a Ciro Ferri e collegato al viaggio di Francesco Maria de’ Medici arrivato a Roma il 22 maggio 1687 per ricevere il cappello cardinalizio e che rappresenta i fiumi Arno e Tevere. La mostra che resterà aperta al pubblico fino al 5 maggio si avvale di un catalogo edito da Sillabe con i contributi scientifici di Eike D. Schmidt, Markus Neuwirth, Elena Fumagalli, Cristina Strunck, Teresa Megale, Maria Matilede Simari e Alessandra Griffo.