Nel 1726 usciva a Firenze il De Etruria Regali di Thomas Dempster con l’aggiunta delle
Explicationes et conjecturae di Filippo Buonarroti, il quale aveva corredato l’intera opera di
un ricco apparato grafico di reperti archeologici. Partendo da questa importante
pubblicazione curata dal Buonarroti, la mostra intende analizzare l’interesse per una classe
di materiali che da questo momento entra sempre di più nel panorama antiquario e
collezionistico: la ceramica. Il contributo dato dal Buonarroti, attraverso le immagini, allo
studio dei vasi, allora considerati etruschi, ben presto darà origine all’importante dibattito
sui luoghi di produzione di tali manufatti – risolto grazie all’intuizione di Luigi Lanzi all’inizio
dell’Ottocento – e alla formazione di grandi collezioni di ceramica.
La mostra è suddivisa in tre sezioni.
La prima sezione, La forza dell’immagine, è dedicata alle pubblicazioni settecentesche che
trattano di ceramica e che vedono la luce sulla scia delle Explicationes et conjecturae, fino
ad arrivare alle opere monografiche, come quella monumentale di Pierre-François Hugues
d’Hancarville (1766-1776) e quella di Wilhelm Tischbein (1791-1795) sulle collezioni di sir
William Hamilton, o quella antologica di Giovanni Battista Passeri (1767-1775) sulle principali
collezioni vascolari italiane dell’epoca. Documenti d’archivio e disegni affiancano
l’esposizione dei volumi, testimoniando la genesi di tali opere e la nascita di questo nuovo
interesse che influenza il gusto collezionistico.
L’opera del Buonarroti è frutto anche dell’influenza dell’ambiente cosmopolita romano: dal
1684 infatti Filippo svolge le funzioni di bibliotecario e conservatore del cardinale Gaspare
Carpegna respirando l’atmosfera antiquaria della Roma papale, animata da importanti
presenze come quella della regina Cristina di Svezia. Altro tema affrontato in questa sezione
è quello delle collezioni di ceramica; il tema si svilupperà nella seconda sezione, Un nuovo
collezionismo. Il panorama collezionistico dell’epoca è univoco sia per quanto concerne le
più ridotte ma selezionate collezioni, sia per le più copiose. A Firenze una considerazione
particolare merita la collezione granducale che ha origine fino dal “bellissimo vaso di terra
antiquissimo”, destinato a Lorenzo il Magnifico. L’importanza e la cura dedicata dai Medici al
collezionismo di ceramica antica è testimoniato da una serie di manufatti, come i piani di
tavolo in commesso di pietre dure eseguiti dalla Manifattura granducale.
La terza sezione, Il Vaso Medici, è dedicata al vaso marmoreo che Filippo Buonarroti, come
testimoniano disegni conservati tra le sue carte, ebbe modo di ammirare a Roma a Villa
Medici prima che venisse portato a Firenze, il che sarebbe avvenuto solo nel 1770.
Restaurato nel 1779 da Francesco Carradori, il vaso fu esposto nella Galleria degli Uffizi,
nella Sala dei Niobidi, dove costituì una delle attrazioni maggiori per visitatori e artisti.