Per l’inaugurazione agli Uffizi c’erano i sindaci e i rappresentati delle istituzioni religiose delle cittadine marchigiane coinvolte dal terremoto, non sarà stato facile separarsi anche se temporaneamente dei loro tesori scampati alla furia devastante che ha messo in ginocchio i loro territori per la mostra “Facciamo presto! Tesori salvati, tesori da salvare” che accende i riflettori sui capolavori provenienti dai paesi dell’entroterra appenninico, ventinove pezzi tra dipinti, oreficerie, statue ma che offre un aiuto concreto, su ogni biglietto infatti che sarà acquistato durante il periodo della mostra, fino al 30 luglio, la cifra di un euro sarà destinato per il risanamento del patrimonio marchigiano dai danni del terremoto.
“ Nel 1631 Vittoria della Rovere portò a Firenze in sessanta casse molte opere e quelle più note provengono dalla corte pesarese, come la Venere che per il periodo natalizio è stata esposta a Urbino – ha detto il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike D. Schmidt – questo evento vuole saldare un poco il grande debito che le Gallerie degli Uffizi hanno nei confronti delle Marche e aiutare i luoghi del terremoto. Tutti siamo chiamati a dare una mano per salvare le opere delle zone del terremoto e la mostra farà vedere i capolavori salvati dalle macerie e ancora da salvare. Prestiti di alto livello che non potevamo immaginare che rendono ancora una volta la bellezza del grande museo diffuso che è l’Italia e in particolare il centro Italia, come il Reliquiario donato da Papa Sisto V capolavoro dell’oreficeria del Cinquecento”.
“ Gli Uffizi danno una grande opportunità alle nostre terre – ha detto l’On. Irene Manzi che oltre a far parte della Commissione Cultura della Camera dei Deputati e concittadina di Macerata – Facciamo presto, il titolo della mostra è una esortazione ricorrente anche perché c’è una grande volontà delle comunità locali di tornare a valorizzare il nostro patrimonio culturale, gli Uffizi offrono l’occasione per far vedere quanto di prezioso c’è e anche per far vedere la volontà di voler tornare a guardare avanti. La tutela dei beni culturali è un tema caldo e di recente è stato approvato un provvedimento importante per la destinazione dell’8 per mille alle opere da recuperare. Oggi in questa giornata di primavera è un punto di partenza per il recupero ed il coinvolgimento delle comunità coinvolte”.
Ha portato i saluti del Presidente della regione Marche Luca Ceriscioli, Loretta Bravi assessore con delega al lavoro e al sociale, ringraziando per l’ospitalità e la vicinanza “ Il terremoto azzera, bisogna ripartire da questa bellezza, facciamo presto ma facciamo bene – ha detto – Nelle Marche le cose grandi sono nei posti piccoli. Questa ospitalità è un gesto importantissimo, oggi si da spazio a una regione piccola, facciamo presto e bene, la bellezza richiede metodo e lavoro”. Non è mancato l’intervento di Eugenio Giani vicepresidente della Regione Toscana “ Gli Uffizi sono la casa dell’arte italiana, questa iniziativa si sposa con l’anniversario dei seicento anni dalla nascita di Piero della Francesca e il prossimo mese sarà inaugurato la rocca medicea a S. Stefano di Sessanio che crollò in Abruzzo a cui il comune di Firenze dedicò delle mostre, come allora anche questa mostra sarà foriera di tante iniziative”.
Come sottolineato dai rappresentanti del Ministero dei Beni culturali “ Il prestito è stato consentito per lanciare il grido d’aiuto e far conoscere ancora di più il patrimonio. Un sacrificio temporaneo per i paesi e che in futuro porterà flusso turistico nelle Marche” Degli oltre 7.000 beni recuperati solo il 10 % è stato ricoverato nei depositi ministeriali, il resto è stato collocato nei depositi delle Diocesi e dei Comuni. “ Il terremoto è una tragedia – ha detto Gabriele Barucca che ha curato la mostra insieme a Carlo Birozzi – per le persone e per i beni culturali , è difficile rappresentare il terremoto in una mostra, grazie alla collaborazione di tutti è stato possibile. Quando nel ’44 Bologna viene bombardata Longhi scrive a Briganti dicendo che gli storici dell’arte non hanno fatto conoscere la sua arte. La critica deve essere desta, le opere devono essere comunicate e che ci sia per loro la fama. Le opere in mostra sono ventinove gemme della dorsale appenninica , testimoni di un patrimonio, tutti capolavori che raccontano un territorio dal Medioevo fino al XVIII secolo”.
Tra i capolavori della pittura marchigiana del Quattrocento in mostra l’Annunciazione di Giovanni Angelo d’Antonio da Bolognola del Museo di Camerino, mentre la scuola di San Severino Marche è rappresentata dalla tavoletta cuspidata, la Madonna col Bambino di Lorenzo d’Alessandro per la chiesa delle Clarisse di San Ginesio. A rappresentare il Rinascimento Adriatico di Carlo e Vittore Crivelli la bellissima Madonna di Poggio Beretta del Museo diocesano di Ascoli e la Madonna Adorante il Bambino della chiesa di San Fortunato di Falerone. Per la pittura del Quattrocento della valle del Nera, epicentro del sisma, la tavola di Paolo da Visso della chiesa di Nocelleto e il trittico attribuito all’allievo Benedetto di Marco. Di Cola dell’Amatrice la tavola raffigurante la Madonna col Bambino e i santi Vittore, Eustachio, Andrea e Cristanziano, opere anche di Marco Palmezzano, Simone De Magistris, Andrea Boscoli, Giovan Battista Gaulli, Pier Leone Ghezzi, Giambattista Tiepolo, oltre a sculture lignee di cui una del Maestro della Madonna di Macereto, la produzione orafa marchigiana grazie a pezzi straordinari, come croci e la statua argentea di Sant’Emidio, di Pietro Vannini, al santo si lega anche il frammento di tessuto del Museo Diocesano di Ascoli Piceno, il busto reliquiario di san Francesco di Paola è di Angelo Spinazzi. In mostra anche tre campane recuperate dai crolli dei rispettivi campanili, la chiesa del castello di Carpignano, di San Francesco ad Arquata del Tronto e della Torre Civica, chiude il percorso il manoscritto autografo dell’Infinito di Giacomo Leopardi proveniente dal Museo di Visso.