Giovedì 21 novembre alle ore 18.00 al Maxxi di Roma , Museo nazionale delle arti del XXI secolo, sarà presentata l’opera “Retina” di Stefano Arienti, a cura di Simone Ciglia, realizzata per la Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture di Castelbasso. Il lavoro sarà presentato al pubblico con una cerimonia arricchita dalle Conversazioni d’autore, il direttore del Maxxi Arte, Bartolomeo Pietromarchi, introdurrà l’incontro che vedrà l’intervento dell’autore Stefano Arienti e del curatore Simone Ciglia.
L’ente presieduto da Osvaldo Menegaz con Retina si è classificato al secondo posto nell’edizione 2018 del bando Italian Council, concorso ideato dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP), oggi rinominata Direzione Generale Creatività contemporanea e Rigenerazione urbana del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo. I tre arazzi, esposti nel mese di giugno all’Istituto italiano di Cultura di Barcellona e poi, dal 21 luglio al 1° settembre a Castelbasso, ora entrano a far parte della Collezione permanente del Museo MAXXI di Roma.
Il sottotitolo dell’iniziativa al Maxxi di Roma è emblematico: La riscoperta del lavoro artigiano, della tradizione, che si innova tramite procedimenti di tessitura meccanica. Retina parte da una matrice fotografica che tramite un processo di retinatura viene poi tradotta in tre arazzi, per la realizzazione dei quali l’artista si è dovuto confrontare anche con una eccellenza abruzzese, l’Arazzeria Pennese, nata oltre cinquanta anni fa. La riscoperta del lavoro artigiano, della tradizione, che si innova anche tramite procedimenti di tessitura meccanica è al centro del progetto.
Si tratta di un lavoro importante anche da un punto di vista socioeconomico in quanto recupera il rapporto con le eccellenze artigianali che l’Abruzzo può vantare a livello internazionale e che apre spiragli impensabili alla promozione della regione nel mondo. I tre arazzi di Arienti ritraggono tre soggetti, tratti da fotografie realizzate dall’artista: il pavimento del museo Batha di Fes (Marocco), e altri due direttamente riferiti a ricchezze abruzzesi: una coperta fatta a mano in una camera dell’albergo diffuso di Santo Stefano di Sessanio, e un paesaggio montano, un dettaglio di Campo Imperatore.
Una testimonianza di come le operazioni culturali possono contribuire a promuovere le eccellenze artigianali abruzzesi.