Fino al 31 gennaio la Biblioteca Marciana di Venezia celebra la figura di Daniele Barbaro (1514-70) in occasione dei cinquecento anni dalla nascita con la mostra “ Daniele Barbaro. Letteratura, scienza e arti nella Venezia del Rinascimento” inserita all’interno del progetto internazionale “Daniele Barbaro (1514-70): In and Beyond the Text”, coordinato da Laura Moretti e finanziato da The Leverhulme Trust (UK), che vede la partecipazione in partenariato della University of St Andrews, del Centre d’Études Supérieures de la Renaissance (Tours), e della stessa Biblioteca Nazionale Marciana.
In una Venezia ormai aperta all’entroterra, Daniele, esponente autorevole dell’illustre famiglia Barbaro, fu uno dei maggiori intellettuali del tempo; egli si occupò di filosofia, matematica, astronomia, ottica, storia, musica e architettura, in contatto con i maggiori esperti e artisti, e con le Accademie del tempo. Presso la Biblioteca Nazionale Marciana è conservato il nucleo più cospicuo e importante di autografi di Daniele, alcuni dei quali sono approdati alle stampe. Provenienti da raccolte diverse, i manoscritti furono un tempo tutti sul suo scrittoio, a Padova, e soprattutto a Venezia. Essi sono testimoni autorevoli di quali fossero i modi con i quali si procedeva alla stesura delle opere letterarie, scientifiche, teologiche ed epistolari nel Rinascimento, e di come l’edizione si completasse con la cura delle fasi di stampa. Da questi si apprende che Daniele ebbe particolare attenzione per le fasi editoriali.
Daniele Barbaro, erede di Francesco, fratello di Marcantonio, è immaginato all’interno della propria biblioteca, nell’atto di scrivere e di editare i propri testi, attraverso le varie fasi della propria esistenza scandite dalle immagini che lo raffigurano Uno dei due ritratti attualmente noti eseguiti da Tiziano (Madrid, Museo del Prado) lo raffigura intorno al 1545, trentenne dottore in artibus a Padova e già autore di opere letterarie. Eletto patriarca di Aquileia nel 1550, compare in vesti di ecclesiastico e uomo di scienza, in una ambientazione all’antica, nel ritratto di Paolo Veronese (Amsterdam, Rijksmuseum) dipinto con ogni probabilità nei primi anni sessanta. In quel periodo Daniele stava continuando a perfezionare il suo Commento a Vitruvio, sviluppato insieme ad Andrea Palladio, che ne esegue le tavole, e pubblicato in due diverse edizioni nel 1556 e nel 1567. L’edizione dei Dieci libri dell’architettura vitruviani edita da Francesco Marcolini nel 1556, che Veronese raffigura nel ritratto, comprende inoltre immagini xilografiche presumibilmente realizzate da disegni di Giuseppe Porta Salviati.
Nello stesso periodo Barbaro si stava occupando anche della Pratica della perspettiva, che sarà pubblicata nel 1568 e di cui oggi si conservano presso la Biblioteca Nazionale Marciana ben tre manoscritti preparatori. L’esposizione ha luogo nelle Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana , Libreria di San Marco, per la quale, in anni coincidenti con quelli dell’attività di Daniele e coinvolgendo artisti e accademici che appartennero alla sua cerchia, la Serenissima volle cicli di figurazioni allegoriche ed emblematiche che culminarono nella Sapienza di Tiziano, posta nel soffitto del Vestibolo. La Sapienza si riflette in Dio, al culmine di un percorso svolto per figure: lo studio favorisce lo sviluppo delle virtù che sono richieste al patrizio affinché possa partecipare consapevolmente alla vita pubblica. I cicli figurativi della Libreria, realizzati nel sesto decennio del sedicesimo secolo, e i documenti in esposizione si rispecchiano fra loro, espressione coerente e complessa del pieno Rinascimento veneziano.