Nel giorno della Festa di San Giovanni gli Uffizi hanno ricordato i 250 anni della loro apertura al pubblico con una emissione filatelica, un francobollo tirato in 400.000 esemplari. Per volere del Granduca Pietro Leopoldo mutavano, appunto nel 1769, le regole per l’accesso alla celebre Galleria. Il francobollo racchiude il loggiato Vasariano e lo anima di figure, quasi ad immaginare i cittadini della Firenze di allora che, proprio nel giorno del loro Patrono, venivano gratuitamente ammessi alla visione dei capolavori di quella Galleria che, con grande lungimiranza, l’ultima dei Medici aveva legato alla sua città. Era persuaso, il sovrano riformatore, del valore profondo di questa frase: “Nell’educazione dei giovani dovrebbe entrare un’ostensione di statue, delle pitture e delle altre rarità che sono depositate alla R. Galleria e l’occhio si avvezzerebbe a trovare il bello ed i ricchi s’invoglierebbero di un lusso nobile che varrebbe più della magnificenza nelle livree, nei cavalli e in tante altre frivolezze”.
Giuseppe Pelli Bencivenni (Direttore dell’Imperiale e Reale Galleria delle Statue e delle Pitture dal 1775 al 1793).
“Sono molto lieto – ha commentato il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – di poter ricordare il riformismo leopoldino e di condividere ancora oggi quella moderna idea di Museo. Un luogo d’eccellenza, di studio, di educazione, di accoglienza dei cittadini di ogni parte del mondo che sicuramente si arricchiscono alla vista di tanti capolavori”.
Il francobollo ordinario appartiene alla serie tematica “Le eccellenze del sapere”, è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in calcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva in quattrocentomila esemplari. Bozzettista e incisore: Maria Carmela Perrini.
Completano il francobollo: la leggenda “250° anniversario apertura al pubblico Gallerie degli Uffizi – Firenze” la scritta “Italia” e l’indicazione tariffaria “B”.
La storia
Nel 1737 l’ultima erede della casata medicea, l’accorta e lungimirante Anna Maria Luisa, Elettrice Palatina, prima che il Granducato passasse ai Lorena, legherà alla città di Firenze le collezioni di famiglia, decretandone l’inalienabilità. “Per ornamento dello Stato, per utilità del pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri“: queste le finalità dichiarate dall’ultima Medici che in tal modo attribuiva ai beni storici ed artistici lasciati in eredità un valore non più solo patrimoniale ma anche identitario,
Nel 1769 Pietro Leopoldo di Lorena aprirà la Galleria al pubblico, dopo il Giardino Boboli già aperto nel 1766. Il direttore Giuseppe Pelli Bencivenni e l’abate Luigi Lanzi riordineranno le collezioni incrementate per volere del sovrano asburgico e la Galleria si proporrà come una sorta di “università museale”. Da allora artisti, dilettanti, appassionati, italiani e forestieri affolleranno la Galleria per ammirare quanto di più magnifico gli artisti hanno saputo creare, i Medici collezionare e Pietro Leopoldo di Lorena offrire alla collettività.