Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike D. Schmidt sorride divertito forse non immaginava di “far parte” di una delle grandi tele di Neo Rauch. E’ a lui che il celebre artista tedesco si è ispirato per uno dei personaggi dell’opera che introduce alla personale, la prima in Italia e in un museo pubblico, che da oggi apre a Palazzo Pitti, nell’andito degli Angiolini. Trentasette dipinti in tutto, di grandi e piccole dimensioni, che segnano il percorso dell’artista di Lipsia del realismo onirico, ormai consacrato dal mercato con quotazioni stellari, opere che vanno dal 2008 al 2019.
Molti dei dipinti in mostra sono stati creati proprio per questi spazi della reggia, un’idea sopraggiunta dopo la visita dell’artista alla fastosa residenza dei Granduchi anni fa. ” Sono opere scelte dall’artista per i nostri spazi – ha sottolineato il direttore degli Uffizi Eike D. Schimdt – con i quali interagiscono anche nella decorazione e nella scelta dei colori, un’arte estremamente poetica che la critica paragona al surrealismo ma c’è anche la componente del realismo sovietico. Siamo davanti a un protagonista della scuola figurativa di Lipsia, nel 2007 il Metropolitan di New York gli ha dedicato una mostra monografica“
“ Neo Rauch è senza alcun dubbio uno dei più influenti artisti tedeschi viventi – ha commentato il direttore Eike D. Schmidt – ed oggi gli Uffizi sono fieri per due motivi : innanzi tutto di essere il primo museo italiano ad ospitare una rassegna monografica a lui dedicata; in secondo luogo, perché abbiamo il raro onore di accogliere opere concepite proprio per Palazzo Pitti. E così l’architettura e le decorazioni del primo Ottocento che caratterizzano l’Andito “avvolgono” forme mutevoli e lo stile composito, modernissimo del maestro; con grande naturalezza, si uniscono e amalgamano la grande storia e la grande contemporaneità“
” Quando sono stato per la prima volta in queste sale in Palazzo Pitti – rivela l’artista – mi sono sentito subito a mio agio, hanno un carattere intimo, come si conviene a un appartamento di un palazzo, hanno una bella coloritura. Qui lo spazio contribuisce alla pittura, lo spazio è esso stesso una pittura”. Ma come nascono le sue opere? E’ l’artista stesso a confidare la genesi delle sue creazioni artistiche ” Faccio un primo abbozzo, introduco nel dipinto delle figure – afferma Neo Rauch – senza sapere ancora quali funzioni spetteranno loro e poi il giorno successivo introduco una seconda figura o un edificio, queste dovrebbero intrecciarsi a un contesto sensoriale e non tendere sin dall’inizio verso un significato, è una differenza importante per me. C’è anche questo bellissimo momento di interazione, che mi piace paragonare a una partita a scacchi contro se stesso, perché quando gioco a scacchi con me stesso, allora devo sfrecciare attorno al tavolo e assumere il ruolo dell’avversario, e per mantenere attivo il principio del gioco, devo comportarmi diversamente da questa parte del tavolo che non dall’altra, devo fare qui le mie mosse impulsive e dall’altra quelle rigorosamente analitiche o viceversa. Devo impersonare l’altro, e così mi comporto sulla tela, faccio una mossa con cautela e devo poi liberare la componente irrazionale, in modo da non soffocare tutto“.
La presentazione della mostra, curata da Max Seidel e da Serena Calamai che resterà a Palazzo Pitti fino al 12 gennaio 2020 è stata l’occasione per anticipare i programmi del museo. “ Ci saranno altre mostre come questa – ha detto il direttore Schmidt – in cui l’arte contemporanea si mette in relazione con quella del passato e delle nostre collezioni, mostre dedicate anche a donne artiste anche nei prossimi anni e agli Uffizi verranno riallestite dieci sale per le opere del primo Cinquecento. Dal punto di vista personale – ha sottolineato il direttore che proprio in questi giorni è stato riconfermato dal Ministro Franceschini per i prossimi quattro anni – amo Firenze e l’Italia e andrò a Vienna per l’opera lirica, il teatro e ritrovare gli amici”.
Fa parte del percorso espositivo anche un “Autoritratto” che Neo Rauch ha deciso di donare alle Gallerie degli Uffizi e che farà parte della storica collezione conservata nel museo.