A Palazzo Pitti apre I doni e le collezioni del Re per Firenze Capitale 1865-2015

Com’ era la vita a corte all’epoca di  Firenze Capitale e quali i gusti del sovrano in fatto di arte ma anche di oggetti di artigianato e di arredamento, l’abbigliamento, gli accessori  di uso quotidiano  delle donne che abitarono le fastose stanze. Si apre al pubblico il 19 novembre nella Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti la mostra dedicata a Firenze Capitale 1865- 2015 “ I doni e le collezioni del Re” che testimonia il soggiorno di Vittorio Emanuele II nella Reggia fiorentina, dal 1865, ospitando i Savoia, terza grande dinastia regnante dopo i Medici e i Lorena. Ieri la conferenza stampa alla presenza del nuovo direttore delle Gallerie degli Uffizi, di cui anche Palazzo Pitti fa parte, Eike Schmidt, Simonella Condemi direttrice della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, Caterina Chiarelli e Mauro Linari. 

Per Eike Schmidt si tratta della prima inaugurazione ed uscita pubblica  da quando ha ricevuto la nomina  a direttore delle Gallerie degli Uffizi “Con questa mostra si ritorna all’origine dello stato italiano moderno, le opere tornano nelle stanze così come erano vissute, con alcuni quadri importanti  normalmente non visibili al pubblico, si è creato un rapporto di unità tra le opere d’arte e gli spazi architettonici , un percorso sabaudo a Palazzo Pitti che rispecchia in un certo senso l’unità d’Italia, sono per questo molto grato a Simonella Condemi e Mauro Linari per l’allestimento degno di un re e per la scelta dei colori sabaudi”.

“ Palazzo Pitti è un mondo da vivere in sintonia – ha detto Simonella Condemi – questa mostra di grande suggestione non sarà facile, ma il pieghevole realizzato allo scopo ne faciliterà la fruizione. Tutto il palazzo e molto ancora è coinvolto per questa mostra che celebra la memoria storica del palazzo. Tra i diversi passaggi che la animano il salone ricostruito con i dipinti e le statue, un altro modo per apprezzarle rispetto alla mostra degli anni ’70. Palazzo Pitti è un autentico mondo e oggi il mio saluto va ai colleghi con i quali ho affrontato il mio percorso, di cui sono stata portavoce”. “ Non è stato semplice mettere insieme una mostra di questo tipo  a Palazzo Pitti– l’ultimo a prendere la parola è l’architetto Mauro Linari che si è occupato dell’allestimento – e questo evento ha consentito l’apertura di sale in genere non aperte al pubblico, il colore predominante è il blu Savoia  mentre negli ambienti si è cercato di dare una certa vivacità come in una casa vissuta, dove compaiono all’improvviso abiti e oggetti personali a ricrearne la quotidianità”.

Primo Sovrano della nazione italiana, Vittorio Emanuele II salì al trono nel 1849 e in seguito all’annessione della Toscana al Piemonte visitò Firenze in differenti occasioni. Una di queste fu la Prima Esposizione Nazionale del 1861, presso la quale effettuò numerosi acquisti. Nel 1863, invece, recatosi all’Accademia di Firenze, il Sovrano commissionò a sei giovani artisti alcuni grandi dipinti a soggetto storico, che andarono successivamente ad arredare le stanze della reggia. I doni del re si trovano nella Sala del Fiorino, tra questi il dipinto “L’arrivo di Vittorio Emanuele II in Piazza della Signoria a Firenze “ di Enrico Fanfani del 1861 che narra l’arrivo a cavallo del sovrano che viene accolto da Bettino Ricasoli davanti all’entrata di Palazzo  Vecchio e da una folla esultante, “Simon Memmi che per incarico del Petrarca ritrae Madonna Laura “ di Pietro Saltini, “Piccarda Donati fatta rapire dal fratello Corso dal Convento di Santa Chiara” di Raffello Sorbi, “Il buon tempo antico “ di Francesco Saverio Altamura, “Paesaggio campestre” di Antonio Fontanesi, “Paesaggio Alpino” di Giuseppe Camino, “Maria Stuarda che si avvia al patibolo” di Scipione Vannutelli, “ I novellieri fiorentini del XIV secolo” di Vincenzo Cabianca.

Dopo l’elezione a Firenze Capitale per Palazzo Pitti , si rese infatti necessario un riallestimento che coinvolse sia la residenza privata del nuovo Sovrano nella Palazzina della Meridiana, attuale Galleria del Costume, che gli Appartamenti Reali al piano nobile della Galleria Palatina, che vennero utilizzati esclusivamente per cerimonie e incontri di rappresentanza di alto rango.


L’appartamento della Duchessa d’Aosta, ambiente che fa parte della Galleria d’arte moderna, rappresenta il nucleo della mostra e per l’occasione le sue sale sono quasi tutte riaperte al pubblico. Gli ambienti si offrono con il loro arredo originario, risultato di un importante riallestimento (1993) basatosi sull’ultimo Inventario Oggetti d’arte
risalente al 1911. Le stanze sono ampliate per la mostra da ambientazioni dedicate alla presenza Savoia, anche attraverso oggetti di uso quotidiano che  rivelano gusto e personalità dei regnanti, primo fra tutti Vittorio Emanuele II.

La  monumentale specchiera eseguita dai fratelli Levera ed acquistata all’Esposizione Nazionale del 1861 è  visibile nel Salotto Rosso. Lasciando la sala della Musica ed entrando nel Salotto Giallo, si trovano testimonianze delle passioni del Re gentiluomo, i cani, la caccia, i cavalli, oltre che tracce di quei passatempi prettamente maschili come il fumo e il gioco.
Proseguendo si incontrano le presenze femminili che accompagnarono la vita del sovrano, Margherita di Savoia, nipote e nuora di Vittorio Emanuele e le figlie, Maria Pia e Maria Clotilde. Nelle sale che furono abitate probabilmente anche da queste donne si possono ammirare, come in una suggestiva ricostruzione, oggetti legati alla moda dell’epoca. Un percorso che si compone di arredi, abiti eleganti, oggetti domestici insieme a fragili accessori come ventagli, ombrellini, porta bouquet o carnet da ballo, ed infine un piccolo repertorio di fotografie del tempo.


Nella stanza dei camerieri è stata allestita infine una sorta di galleria dove si possono ammirare i ritratti di personalità maschili e femminili che segnarono gli avvenimenti politici e culturali del tempo, parete che si collega all’apposito riallestimento della Sala 16 della Galleria d’arte moderna, del resto pensata come prolungamento della mostra. Ancora personalità legate a Firenze Capitale, che hanno lasciato in qualche modo un loro riflesso sulla storia e cultura del periodo, oltre al dipinto di Giovanni Mochi Atto d’annessione al Regno d’Italia presentato a Vittorio Emanuele.
In ultimo la sezione dedicata alle cineserie appartenute ai Savoia, come il paravento acquistato all’ Esposizione Nazionale del 1861, o quello più antico sul quale venne fatto apporre lo Stemma sabaudo.

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