“Il loco adunque e quasi il fonte onde nascono i ridiculi consiste in una certa deformità; perché solamente si ride di quelle cose che hanno in sé disconvenienza e par che stian male, senza però star male”. Così scriveva Baldassare Castiglione nel suo Libro del Cortegiano nel 1528 nel descrivere la caratteristica principale dei buffoni di corte, ovvero la deformità. Un campionario variopinto di personaggi che alla corte medicea incarna il mondo della buffoneria, del gioco, della rusticitas, un universo figurativo che trovò espressione nella pittura di genere, dedicata agli aspetti della vita sociale e comunque non degna di essere rappresentata nella pittura di alto lignaggio.
Sono oggi in mostra e presentano al visitatore una straordinaria galleria di personaggi marginali come buffoni, contadini, caramogi e giocatori. Dando seguito a un progetto di Marco Chiarini, a cui la mostra è dedicata, una trentina di opere provenienti dai depositi della Galleria Palatina e dalla Gallerie degli Uffizi sono state selezionate per “ Buffoni, villani e giocatori alla corte dei Medici” appena inaugurata a Palazzo Pitti nell’Andito degli Angiolini a cura di Matteo Ceriana, Anna Bisceglia, Simona Mammana, nei giorni scorsi la presentazione alla stampa alla quale, oltre ai curatori hanno partecipato Eike D. Schmidt direttore delle Gallerie degli Uffizi, Marco Sessa e Alessandra Griffo direttrice del Giardino di Boboli.
Autentici buffoni di professione che popolavano le corti dei nobili e che oltre a fornire diletto, dispensano i loro consigli come il celebre Braccio di Bartolo detto Morgante che troviamo nel celebre doppio ritratto “senza veli” del Bronzino, o Angela Biondi la nana di Violante di Baviera ritratta da Nicolò Cassana o il bellissimo ritratto di pittore anonimo fiorentino del 1620 circa che ritrae un nano con mazza ferrata e cane al giunzaglio, fa parte di una serie di opere, quattordici dipinti e due sculture che per l’occasione della mostra sono stati restaurati. Buffoni abili nelle acrobazie verbali, nell’anomalia del loro fisico, l’acondroplastia e anche nella devianza mentale come il Meo Matto di
, ritrattista ufficiale dei granduchi di cui in mostra si trova anche un dipinto che ritrae insieme la pollivendola Domenica delle Cascine insieme a la Cecca di Pratolino e Piero moro, oltre al dipinto con “il guardarobiere di Pratolino con cacciatori e cuochi della famiglia medicea”.
Una mostra interdisciplinare che per affrontare una tematica così complessa come la pittura di genere ha incrociato i dati degli inventari con le opere letterarie e teatrali dell’epoca e che è accompagnata da un catalogo scientifico edito da Sillabe e ricco di interventi di noti studiosi. La mostra prosegue al giardino di Boboli, attraverso un itinerario tematico che dalla Grotta del Buontalenti popolata da villani e pastori porta alla Kaffeehaus con le statue di Valerio Cioli del nano Morgante del nano Barbino per arrivare al giardino della limonaia dove ad attenderci c’è il nano Martino e Il Villano con la zampogna di Giovanni Caccini.